EXODUS
Franco Remondina
Per avere una chiara dimostrazione di quello che in “dodicesima.com” viene chiamato Effetto Aronne, dovreste vedere l’Incontro di Prato.
Poichè è consuetudine dimostrare quel che viene raccontato, quell’Incontro è stato ed è una chicca evidenziativa del mutamento emotivo che le persone subiscono. Ipnosi sociale condivisa…
Quando una persona è incapace o è diventata incapace di produrre una risposta emotiva coerente, quella persona è imprigionata e intellettivamente incoerente; questo la porta verso quella parte di memorie storiche di sofferenza.
L’Effetto Aronne è assolutamente regressivo.
Cosa voglio dire? Ve lo faccio con un esempio pratico: una persona ti dice che soffre di un dolore al gomito da parecchio tempo. Tu le chiedi come fa a farlo e lei a questa domanda “sbarella”, cioè senti che si chiede mentalmente: “Che domanda è?” seguita da una serie di altre domande del tipo: “Cosa sta dicendo, questa non è una cosa che faccio, è il gomito che mi fa male” etc etc …
A una domanda di quel genere emerge dettagliatamente il sistema di credenze della persona a cui è stata rivolta la domanda.
Sono le credenze “vere” per lei e che lei ha accettato come vere e verificate per condivisione. Il suo mondo è il mondo dove può verificare che il dolore è vero, reale, condivisibile. E’ giusto perchè un sacco di altri ce l’hanno, insomma, quella persona trova sollievo dalla verifica che il soffrire è un atteggiamento sociale molto diffuso, anzi, a schiacciante maggioranza.
Nell’Incontro di Prato accade questo, il dolore diminuisce drasticamente in pochi secondi…
Alla successiva domanda: “Perchè non sei contenta?” la risposta è “Sono perplessa.”
Questo è l’Effetto Aronne!
Ripagare piacere e sofferenza con lo stesso corollario emotivo!!!
Certo non giova e non ha giovato quella roba chiamata Olismo, ritengo anzi che tale definizione sia il frutto di un uso infelice se non ibecille dell’intelligenza.
E’ veramente demenziale, infatti, stabilire che ci siano cosi tante variabili determinate a farci soffrire e parimenti siano assenti quelle variabili capaci di farci gioire. Una ricerca così orientata verso i fattori di sofferenza conduce a iperboli del tipo: “La sofferenza fa crescere.”
Non esiste una connessione lessicale o etimologica diretta tra i due termini.
La sofferenza non fa crescere, la sofferenza fa soffrire!
E’ la crescita che fa crescere!
Una persona che dice di essere perplessa riguardo alla scomparsa di un dolore, ci dice che per lei dolore e piacere vengono ricambiati emotivamente con lo stesso schema emotivo.
Questo conduce inevitabilmente verso il peggio.
Le conseguenze sono queste: la salute rende perplessi e il dolore e la sofferenza, invece, sono accettati come veri ed inevitabili.
Una ulteriore chicca di quell’Incontro è la pervicace ostentazione dell’uso improprio dell’intelligenza: viene da una seconda persona che ha un dolore nella regione lombare.
Dopo averle chiesto quanto sopra detto, ovviamente si vede in azione il disconoscimento del “bene”, la persona osserva la “propria rappresentazione di sè” in rapporto alle proprie credenze.
Osserva l’immagine mentale, non quel che c’è!
Per farlo, deve continuamente osservare quel posto nella sua coscienza, dove lei ha “l’altare di sè”.
Le metto una scritta: “dolore k.o”, in giallo, nell’ovoide…
E’ come se avessi messo una teca di vetro davanti a quell’altare, la scritta le impedisce di vederlo, ma cercando di vederlo lei è obbligata a leggere quella scritta. Sollecitandola un paio di volte a sbattere le palpebre mentre pensa al colore giallo, la sua attenzione viene depistata e il dolore scompare.
Un “cimentatore” è qualcuno che ha messo in ordine la sua coscienza, attraverso pratiche di comprensione, quindi, usando l’intelligenza ha potuto verificare un diverso tipo di coerenza rispetto alla valle di lacrime, in una parola sola, il cimentatore non vive più in questo uni-verso, il suo è un Bi-verso, se non un Multi-verso.
La questione è esattamente questa: l’amonia ha potere sulla disarmonia.
Una coscienza sbilanciata in unico-verso subisce la maggiore coerenza intellettiva della coscienza multiversiale.
Quando chiedo a quella persona: cosa succede al dolore?
La risposta è: non c’è più!
Ma la cosa agghiacciante è il prosieguo: “Ma è ovvio, se penso giallo, è chiaro che non sento dolore…”
Cito Oscar Wilde: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire la bocca e togliere ogni dubbio”
Se era ovvio, perchè non l’aveva fatto prima?
Limitare la propria “libertà di scelta” per rivendicare il cosidetto “libero arbitrio” ci porta a pensare di vivere in un Uni-verso, dove si viene al mondo per morire! E’ il risultato del ‘Effetto Aronne: una sorta di predisposizione obbligata, una via senza ritorno, verso il dolore, il male, il peggio emotivo.
Non è il Multi-verso di “dodicesima.com”, a cui tutti dovrebbero ambire!

