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ARTICOLO 80 – CIÒ CHE POTREBBE ESSERE, NON CIÒ CHE È…

8 anni fa
Franco Remondina
02 Bambino D'Oro

 

 Il Bambino D’Oro
Franco Remondina

 Quale è l’origine del potere della mente abituale, quella che usate normalmente? Come ho illustrato in questa serie di articoli, in realtà l’unico suo “potere” è il controllo dell’Attenzione.

Detta così pare un potere infimo, ma è invece un potere enorme: il potere di vita e di morte su ogni singolo “IO” mentale sul pianeta terra.

Lo esercita osservando e ascoltando i vecchi File di “Io-mentali” che ci hanno preceduto, i File delle vite dei nostri nonni bisnonni, trisavoli… e ce li propone ad un livello di coscienza di cui non siamo consci.

Questo stato di cui non siamo consci è lo stato di vera comunicazione, prerogativa della mente abituale: LA TELEPATIA!

La mente abituale parla telepaticamente all’ “Io-mentale” se non ve ne eravate accorti… e lo fa con tutti i toni vocali che i vostri trisavoli hanno usato. Difendersi è praticamente impossibile, specie se state al suo gioco.

Voglio espandere il discorso e per farvi comprendere il meccanismo di potere che viene esercitato sul vostro “Io-mentale” vi racconto una storia:

“Nel suo vagabondare alla ricerca delle proprie radici, un monaco che camminava sul sentiero che aveva preso, sentì dei lamenti di qualcuno che soffriva. Avvicinandosi alla scena, scoprì che una donna era rimasta intrappolata sotto la ruota del carro trainato da cavalli, con cui stava percorrendo il sentiero. Il monaco si avvicinò e vedendo la donna soffrire per il peso della ruota sulle sue gambe, afferrò la ruota, la sollevò e la gettò di lato. La donna, liberata dal peso della ruota, sospirò e iniziò pur dolorante a ringraziare: “Un salvatore, sei un messaggero di luce… Ho pregato tanto che arrivassi e finalmente sei arrivato… Il cielo esaudisce le mie preghiere…” Il monaco incuriosito le disse: “Come sapevi che sarei arrivato?”. “Non importa” disse la donna, “quello che importa adesso è la salvezza di mio nipote …” e indicò un ragazzo dell’apparente età di 16 anni che se ne stava nascosto dietro il carro. “Tu devi salvarlo…ho pregato che arrivassi per salvarlo…” Il monaco cercò di tranquillizzare la donna: “metterò a posto le tue gambe, ti curerò e tu guarirai..”, ma la donna sempre più sofferente e con lo sguardo assente, continuava: “Il ragazzo non parla, ma capisce tutto, tu devi salvare il ragazzo che è stato maledetto da un mago. Al compimento del suo diciassettesimo anno lui morirà, così ha deciso il mago e poiché io ho cercato di salvarlo fuggendo dal villaggio adesso sarò punita con la morte… ma tu, tu lo puoi salvare.. Promettimelo!”.

Il monaco non disse nulla, ma in quel momento notò suo malgrado che la memoria gli rifaceva vedere quando da piccolo venne abbandonato e tutta la paura dell’essere “solo al mondo”. Stava per rispondere, ma la donna continuò: “Eccolo, lo sento, sento il mago che sta per uccidermi…”.

Non c’era nessun altro oltre a loro tre lì vicino, ma la donna sembrava parlare con qualcuno da cui era terrorizzata. Il suo sguardo espresse una sorta di rassegnazione e fierezza per un attimo, poi gli occhi si chiusero e la donna spirò. Sconcertato il monaco guardò il ragazzo… Aveva occhi profondi e pareva perso nei suoi pensieri… Seppellirono la donna e si avviarono verso il villaggio. Il ragazzo diede la mano al monaco e si incamminarono. Giunti nei pressi del villaggio, alcuni contadini che stavano lavorando, riconobbero il ragazzo e un’ombra di paura li colse; si fecero il segno della croce e si nascosero velocemente.

Il monaco ne rincorse uno e gli chiese cosa stesse accadendo, quello disse: “Il ragazzo è uno stregone! E noi non vogliamo averci nulla a che fare…” così dicendo si liberò dal monaco e scappò via… Il monaco allora come se si fosse dimenticato che il ragazzo non parlava disse:

“Si dice che sia più facile allevare il diavolo che mandarlo via. Quando la gente ha la mente piena di paura, di incubi, allora la gente ha paura di ciò che può essere, non di ciò che è… Pensano di essere più felici così!”

Arrivati al villaggio, il ragazzo condusse il monaco alla casa dei genitori. Alla vista del ragazzo i genitori scoppiano in un pianto irrefrenabile. “Che succede qui ?” chiede il monaco. “E’ una settimana che non mangiamo, le nostre greggi muoiono perché siamo stati maledetti dal mago e anche il ragazzo è stato maledetto e morirà, moriremo tutti e non possiamo fare nulla, la magia di questo mago è troppo potente e tutti quelli che si sono Nel dire queste parole una donna con un bimbo in braccio si avvicinò al monaco e soggiunse: “Vedi il mio bambino, anche lui sta morendo…”. Il monaco guardò il bimbo e disse: “Forse posso fare qualcosa”… frugando nella sua bisaccia, tolse delle erbe e le diede alla donna raccomandando di farle bollire e di dare quell’acqua al bimbo e nient’altro. Improvvisamente il ragazzo si portò le mani al capo e cadde svenuto a terra. La donna disse al marito: “Vedi il mago ci ucciderà, questa è opera sua… e fidarci di tua madre ci rovinerà come ha rovinato lei…

La donna se ne andò via… “Chi è questo mago? ” chiese il monaco al padre del ragazzo. “Il mago è il padrone di questo villaggio e grazie alla sua magia decide chi deve prosperare e chi deve cadere in disgrazia. Se ne sfidi l’autorità vieni distrutto dalla sua magia. Lui ama essere obbedito al 100% oppure..” .

I pensieri del monaco andarono alla sua infanzia, quando un suo amico morì dopo essere stato maledetto da un mago a cui aveva per scherzo mancato di rispetto sbeffeggiandone la magia… . A quel tempo il monaco che era novizio ne fu particolarmente impressionato e parlandone col suo maestro chiese come questo fosse possibile. Il maestro rispose:

“La mente che non sa scegliere è come le radici di un albero, assorbe tutto quello che trova, anche il veleno che può ucciderlo“.

“Ma il mio amico non ha preso veleno..” rispose il monaco-novizio, “e non era ammalato… Perché è morto?”

Il maestro rispose: “Perché credeva di “dover morire” e quindi la sua vita non aveva altra scelta. Impara da lui mio discepolo..”

Ricordando questo episodio il monaco si recò allora in visita al mago. Entrando nella caverna dove il mago viveva lo osservò in silenzio. I due si guardarono e il mago disse: “Tu sei quello che ha riportato il ragazzo, quello che era con la vecchia quando è morta… vero?” “Sì, ero io” rispose il monaco.

Il mago allora prese una candela e ci mise sopra la mano tenendola lì ferma per qualche secondo.. “Vedi, niente dolore, niente bruciature, è il Potere…

Il ragazzo era già morto e tu lo hai riportato, vattene fino a che sei in tempo!” Il monaco disse “No! Sono venuto a chiederti di smettere di far soffrire la gente del villaggio…” Il mago rispose: “Lasciali soffrire, lasciali morire…” “Allora dirò loro questo e forse capiranno che non compiacendoti non perderanno nulla… Curerò io il ragazzo!” Il mago adirandosi spense una candela e soggiunse: “Tu curi una tomba con un’altra tomba, guarda…” disse mostrando una bambolina di pezza con la testa trapassata da una spilla, “il ragazzo è già morto!..”

Il monaco tornò al villaggio e riportò le parole del mago. “Ma noi abbiamo intenzione di rispettare il suo rituale, abbiamo intenzione di rispettarlo interamente…” fu la risposta di tutti. Il monaco chiese allora dove fosse il ragazzo e gli risposero che era stato portato alla chiesa del villaggio perché il sacerdote lo aiutasse. Il monaco allora andò alla chiesa e bussò al portone della chiesa. Il prete gli aprì e una volta visto il monaco gli chiese se conoscesse la nonna del ragazzo, quella che era morta. “No, non la conoscevo, l’ho vista solo per pochi minuti poi è morta”.

“Era una specie di strega” disse il prete “anche se non ho mai saputo da dove traesse la sua conoscenza” disse il prete con aria interrogativa.

“Non saprei” disse il monaco “io sono solo un monaco e quello che so lo devo ai miei maestri e alle mie esperienze…”.

Il prete lo guardò di nuovo e disse: “Lei pare diverso da tutti quelli che conosco, posso sapere in cosa crede?”.

“Nella Vita…” rispose il monaco sorridendo, quindi entrarono in chiesa. Avvicinandosi al ragazzo il monaco sembrava bisbigliasse qualcosa…

“Tu sai di cosa soffre il ragazzo?” chiese il prete “Credo sia qualcosa dentro di lui…” rispose il monaco. “Vedi, io non posso fare niente per lui. Credono che Satana dia potere al mago e io non posso fare in modo che mi credano, tradizioni, credenze, non posso combatterle” disse il prete.

La porta della chiesa si aprì ed entrò la madre del bimbo che stava male, aveva una faccia sorridente e andando dal monaco gli disse: “Il mio bambino sta bene, hai vinto la maledizione che c’era su di noi”, ma il monaco disse che non esisteva nessuna maledizione e che le maledizioni hanno bisogno di essere credute per manifestare il loro potere.

Fuori dalla chiesa i preparativi del rituale proseguivano con una processione incessante di gente del villaggio verso una maschera che rappresentava Satana. Durante la notte il mago si recò nella chiesa e tagliò una ciocca di capelli al ragazzo e li pose nella bambolina di pezza. Il mattino seguente il rituale cominciò. Il monaco assisteva al rituale osservandolo con uno sguardo compassionevole. La donna a cui era stato guarito il bimbo gli chiese: “Perché non aiuti il ragazzo? Perché non sconfiggi il mago?” “Non posso aiutare il ragazzo… è una cosa a cui lui crede e sconfiggere il mago non servirebbe a nulla, arriverebbe un altro mago, e poi un altro ancora… Non posso vincere la vostra paura, dovete farlo voi…”

Il mattino dopo il rituale venne terminato e il mago disse agli abitanti del villaggio che potevano tornare nei campi. Incurante del mago, il monaco si diresse verso la chiesa. “Dove stai andando?” disse il mago, “voglio vedere il ragazzo, ho promesso che lo avrei salvato”. “Se oltrepasserai quel portone il tuo sangue smetterà di circolare e il cuore ti scoppierà…” disse il mago cominciando a recitare le sue formule. Mentre procedeva verso il portone della chiesa dove c’era il ragazzo, gli venne in mente il suo maestro: “Prendi una candela, accendila e mettila davanti allo specchio. La vedi? Il suo riflesso brucia forse lo specchio?”.

“No, non lo brucia ” disse il monaco-novizio.

“Sii come lo specchio, non permettere al male di attraversarti, riflettilo alla sua fonte” disse il maestro.

Ricordando quell’insegnamento il monaco attraversò il portone e il sangue non si fermò. Nello stesso momento il ragazzo si alzò. Inutilmente il mago cercò di continuare nella sua operazione, lo specchio del monaco rifletteva il male verso chi lo praticava.

Fu il mago a sentire il sangue fermarsi…”

Questa storia, come molte altre simili mostra l’attività giornaliera della vostra mente. E’ lei “IL mago”!

Potete interrompere la sua magia solo se decidete di non “possedere” i problemi che lei vi mostra.

Quando dite “Ho il raffreddore, oppure, ” Ho un’ernia del disco..” o altro, voi avete inconsciamente deciso di “possedere” ciò che la mente abituale vi mostra.

Come nella storia, immaginate ciò che “POTREBBE ESSERE, NON CIO’ CHE E'”…

Come conseguenza avete una risposta sensoriale completa, cioè avete una scena con 5 versioni; la versione visiva, la versione sonora etc. etc. e la mente abituale è il mixer.

Dove è il bambino d’oro? Dove è andato?

Riflettete come uno specchio “ciò che potrebbe essere” ma usate il bambino d’oro per osservare “ciò che è “. L’illusione si può fermare!

 

Franco Remondina

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