
C’è una modalità comune nelle esperienze, siano esse di natura traumatica o piacevole: hanno tutte un momento iniziale!
Sembra l’uovo di Colombo, ma non è così. Dopo il suo ritorno dall’America nel 1493, Colombo fu invitato a una cena in suo onore dal cardinale Mendoza. Qui alcuni gentiluomini spagnoli cercarono di sminuire la sua impresa dicendo che la scoperta del nuovo mondo non sarebbe stata poi così difficile e che chiunque avrebbe potuto riuscirci. Udito questo, Colombo sfidò i commensali a un’impresa altrettanto facile: far stare un uovo dritto sul tavolo. Vennero fatti numerosi tentativi, ma nessuno riuscì a realizzare quanto richiesto. Convinti finalmente che si trattasse di un problema insolubile, i presenti pregarono Colombo stesso di cimentarsi nell’impresa. Questi si limitò a praticare una lieve ammaccatura all’estremità dell’uovo, picchiandolo leggermente contro il tavolo dalla parte più larga, e l’uovo rimase dritto. Quando gli astanti protestarono dicendo che lo stesso avrebbero potuto fare anche loro, Colombo rispose: «La differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto!». E’ ovvio solo se uno giunge a una attitudine che gli permette di “andare oltre” quelli che sono le regole del gioco, se riesce a immaginare una nuova sequenza emotiva in grado di sostituire quella vecchia e poi viverla. Su Nexus N° 101, una rivista bimestrale che tratta di temi particolari come la salute, le invenzioni soppresse e molto altro, c’è un articolo: “La tecnica delle 15 righe” che parla di questa incredibile capacità che le persone hanno di manifestare ciò che contemplano nella loro atmosfera mentale. Leggete questo articolo se potete.
Comunque sia, le esperienze hanno un inizio! La domanda è: “E’ proprio quello che ricordo?” No, non è mai quello che ricordate, l’inizio vero avviene molto prima! L’esperienza traumatica è per così dire la conclusione dell’esperienza, e a voi sfuggono le modalità, le concatenazioni di pensiero che hanno manifestato l’esperienza.
Una cortina fumogena della mente abituale che in questo modo impedisce una analisi delle circostanze e impedisce di fatto il percorso inverso.
Se potessimo avere chiaro il percorso inverso dei pensieri che ci hanno portato all’esperienza, avremmo a disposizione il mezzo per cancellare ogni trauma. Non si tratta dello strumento di analisi della psichiatria, si tratta di altro.
L’analisi è un “vicolo cieco”, serve solo a farvi nascere altre domande e quindi a mantenervi lì. Dico a volte questa cosa: vi recapitano un grosso pacco, ben confezionato. Nulla da pagare. Ve lo fate lasciare in salotto. Chi ve lo avrà mandato? Boh.. Lo aprite e scoprite che è un pallet di letame! Che fate? Cominciate a frugarci dentro? O è meglio che lo buttiate? Beh, un sacco di gente incredibilmente comincia a frugarci dentro e la puzza che scaturisce rende l’aria di casa insopportabile. Fanno così! Allora, l’esperienza traumatica segue come coronamento di un preciso frame, un preciso stampo di pensiero, se vi è chiaro, dobbiamo riavvolgere questo pensiero a cui abbiamo posto la nostra firma sul contratto. Come si fa? E’ escluso che possiamo farlo utilizzando la sequenza sensoriale che è presente nell’ovoide emotivo davanti al seno destro. Lì c’è questa sequenza e già la conosciamo: non ci serve!
Dobbiamo quindi trovare il tasto “REWIND”! Per fare questa operazione, obblighiamo la mente abituale a raccogliere tutti i pensieri legati a questa esperienza. In questa operazione facciamo una domanda:
Perché non mi mostri i pensieri che hanno portato a questa conclusione?
Ripetete questa domanda con intensità… poi pensate a qualcosa che non c’entra assolutamente nulla con questa faccenda. Come risultato avrete piccoli flashback, cioè immagini o frasi che vi torneranno in mente. Tornate all’articolo 79 del libro “il Bambino d’Oro” eseguite l’esercizio e chiedete al bambino di “cancellare quella modalità!
Non vi fate attrarre dalla sequenza, rimanete spettatori e vedete come si sbriciola in piccolissimi frammenti…. E’ solo una sequenza di pensieri, solo una illusione, siete stati voi a renderla “reale”, a credere che fosse reale!
Ovviamente se è solo fatta di pensieri, l’esperienza può diventare “reale” solo se “accettate” questa modalità.
Allora, ricapitoliamo: non possiamo svolgere questa operazione basandoci sul movimento oculare legato all’ovoide.
Se vogliamo cancellare l’intera sequenza, dobbiamo sapere che non è possibile estrarla, non è possibile tirarla via dall’ovoide, abbiamo in azione la memoria dell’acqua e non abbiamo per il momento la capacità di cancellare non tanto l’esperienza in sé, ma le connessioni dell’esperienza con le memorie cromosomiche. Un casino vero? Lo so!
Per limitare i danni dobbiamo allora cancellare la modalità, cioè il modo in cui essa, l’esperienza, si è presentata la prima volta!
Non importa se non la conoscete, se fate la domanda:
“Perché non mi mostri i pensieri che hanno portato a questa conclusione?” Avete come detto sopra i flashback della vostra esperienza, quella di questo Io- mentale, ma non avrete i flashback della modalità.
Per averli dovete aggiungere una domanda per ricevere anche questi! La domanda è:
Quando è iniziata questa modalità?
Ripetete la domanda alternandola con il mantra che conoscete:
Dio è tutto ciò che è, quindi esiste solo Dio, io non esisto e se non esisto come può esistere questa modalità?
In questa operazione, come vedete ci sono due domande, la prima “obbliga” come sapete la mente abituale a rispondere, ma il mantra rende evidente che la risposta è comunque truccata.
In contemporanea avrete una sorta di ingrossamento dell’anti-ovoide. Il gioco della attenzione dell’ IO-mentale e del movimento oculare che guardando a destra va a prendere esempio dall’ovoide, si interrompe! Questo ci dà tempo per de-impressionare il corpo fisico, che è l’inconscio della mente abituale.
Come de-impressionarci? Si può fare così:
Vuotate i polmoni e inghiottite il mantra…cominciate a inspirare e recitate il mantra. Questa operazione de-impressiona fisicamente il corpo…l’acqua viene sollecitata e per qualche ragione agisce auto-ripulendosi dal messaggio cromosomico.
Alla base delle memorie cromosomiche ci sono “sensi” di colpa, e nient’altro! Ma se non esistete, come può perpetuarsi questo senso di colpa?
Franco Remondina

