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Articolo 567-Immersi in cosa?

6 anni fa
Annalaura Remondina
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I primi capitoli della Bibbia, ovvero Genesi 1, 2, 3 sono l’unica cosa che davvero conta. In questi 3 capitoli, se vi togliete dalla testa le autentiche stupidaggini propalate da secoli di ritualità pagana, da millenni di superstizione, allora potete iniziare a comprendere cosa c’èdavvero scritto.
Non è un libro di Mosè, è un libro di informatica.
E’ paradossale lo comprendo benissimo, ma le cose stanno diversamente da come le religioni le hanno presentate.
Di che parlano i primi tre capitoli? Di cosa narrano davvero?
Parlano o meglio, descrivono passo per passo il “PRINCIPIO DELL’ATTO DI PENSIERO”, in sostanza il modo con cui l’INTELLIGENZA AGISCE.
Non è difficile capirlo, se ti liberi dalla superstizione e vedi con occhi nuovi tutta l’operazione.
Diciamo subito che questa è una sintesi di semplice utilità, ma pur essendo una sintesi è basilare.
Il primo capoverso di Gn1 è tutto!
“NEL PRINCIPIO DIO CREO’ I CIELI E LA TERRA.” La Bibbia avrebbe dovuto venire terminata qui. In questa semplice frase, coniugata verbalmente al passato remoto, ci sono già tutte le informazioni!
Se sostituite il significato dato dalla vulgata del termine “principio”= inizio, con il sinonimo Principio= Causa, allora avrete una esatta descrizione di quel che c’è scritto: “In sè stessa, la Causa-Dio creò i cieli e la terra”… cosi viene meglio, ma perchè il verbo è al passato remoto? Per evidenti ragioni, la creazione avviene in una sorta di “non tempo”, l’atto di creazione non può avvenire nel tempo lineare, nè può avvenire nello spazio che il Sapiens conosce.
Per capire questo dobbiamo quindi proseguire ancora nella lettura dei passi successivi: 2 La terra era informe e deserta e le tenebrericoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque.
Mmmhh.. il tempo del verbo cambia: era = voce del verbo essere, tempo imperfetto, terza persona singolare.
Anche il verbo aleggiare è coniugato all’imperfetto… perchè?

Il ricorso al passato remoto crea insomma nel lettore ascoltatore un’aspettativa per gli scenari precedenti e successivi all’azione espressa; l’imperfetto, invece, la mette a tacere e concentra l’attenzione di chi legge o ascolta sull’azione in sé, colta nella sua durata.

Grammatica semplice!
Ma se andate oltre capite che questo implica un concetto temporale che era assente nella “Causa-Principio-Dio”…
Il passo 2 esclude metà della creazione avvenuta, riguarda SOLO LA TERRA, i “cieli” non sono più citati…
Compaiono due ENTITA’ non create: 1) Lo SPIRITO DI DIO, 2) Le ACQUE
A questo punto:
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Il tempo verbale torna al passato remoto…
E’ una cronologia del “programma”?
Inoltre, perchè Dio che fino a quel momento non aveva proferito alcuna parola, comincia a parlare? Cosa realmente ci racconta il testo?
Forse, non è quel che si pensa è qualcosaltro…
Bisogna tenere a mente che l’imperfetto dà l’idea del procedere nel tempo, quasi di una condizione “in process”. Un po’ come succede in informatica, quando viene creato un software, a cui viene data una versione numerata sotto l’uno, es. versione 0.5.
Ho chiesto a Toni di fare un parallelo informatico con la parte soprascritta, ecco qua:

E’ la condizione “Alfa”. Poi, sistemati i bug principali, viene emessa una versione “Beta” e poi la versione destinata all’utilizzo, come versione 1.0 (stable). La versione stable (=stabile) prende in considerazione gli assunti iniziali e ne verifica l’esatto funzionamento in tutte le condizioni. E’ un passaggio propedeutico. Il programma viene distribuito, nella sua prima versione utile, nella versione di base.
Mi viene in mente il concetto informatico di “default”, cioè quel che è stato programmato ed è disponibile di base, per tutti e per sempre.
L’attenzione di Dio, non potendo essere limitata dallo spazio, perché viene prima, è un flusso non direzionale, ma sferico, che si espande nel tutto. Tutto viene creato, senza interfacce, in un flusso continuo. Le interfacce servono poi a collocare le entità create nel loro spazio d’azione e d’interazione. Le “membrane spirituali” (mi va di chiamarle così, le interfacce), fasce sfumate di diverse densità della Luce iniziale, contengono porzioni di creazione diversificate nel tempo (della creazione) e nello spazio (posizione relativa), come step successivi ad incastro. In programmazione, una volta operava un solo programmatore, che scriveva linee sequenziali di codice. Poi il modo si è evoluto, programmando “per oggetti” (objects oriented), dove un gruppo di programmatori gestiva una parte di codice che doveva operare, in forma collaborativa, con altre parti, per costituire l’insieme del programma.
Un faro a 360° sferici, che ha come centro l’Origine e che crea (luce) le condizioni “necessarie” ed “indispensabili” (default) affinché tutto sia secondo il pensiero primo: cosa buona.
Nei sistemi informatici la condizione di default è la “scelta di fabbrica”, i programmi presentano “per default” una serie di opzioni che consentono l’uso del programma a chi non ha particolari cognizioni tecniche.
Ecco: al mondo vivono tutti, a prescindere. La Vita è una condizione “di default”, un set primario di configurazione che permette al sistema di funzionare, per tutti.
Entrare nei meccanismi e deviare dalla condizione di “default” per personalizzare il funzionamento, adattandolo, è l’intervento successivo, operato da chi utilizza il software per renderlo compatibile con determinate situazioni.
La personalizzazione, aggiungendo opzioni alla condizione di “default” può voler indicare che l’utente si avvale di possibilità già previste dal programmatore per adattarne l’impiego o per sfruttarne al pieno le possibilità. Può esservi anche il contributo successivo del programmatore, nel programmare, nel tempo, altre possibilità, in tal caso di parla di “upgrade”.

Va bene?
L’indizio “3 Dio disse: «Sia la luce!»” è essenziale! L’interfaccia di base è una “Interfaccia sferica”, il suono è un’onda sferica che ha una componente oggettiva. E’ l’INTERFACCIA DEL “FASCIO D’ATTENZIONE”!
Quindi, come dice Toni, è una interfaccia di default, una dotazione di serie, di base, ce l’hanno tutti.
E’ questa interfaccia che vi fa sembrare immersi nella realtà…

Franco Remondina

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