Oltre
Franco Remondina
Il doppio! A che serve? Serve, eccome se serve!
Innanzitutto serve a interrompere la registrazione effettuata da quelle cellule cerebrali dello sterno. Non è cosa di poco conto, è una cosa “epocale”, è quella la prigione impostaci dalle registrazioni depositate lì, dalla linea di sangue. Credenze, limiti, paure ataviche, abitudini, sono registrate lì. Questa registrazione è il “binario” da cui non possiamo deviare, essa è riflessa dall’Ovoide e, grazie al circuito del fluire, ci tiene prigionieri dell’identificazione coi pensieri.
Questa registrazione è una registrazione di “divisione”!
Parlerò diffusamente nei prossimi articoli di questa “divisione”, suggerirò una serie di esperienze tali da farvi scoprire l’autentica pratica del Cristo Interiore, tanto familiare a Gesù.
Per ora dobbiamo pazientare e avere la possibilità di cancellare almeno una porzione di quella registrazione in atto, avere cioè una discontinuità rispetto a i nostri progenitori. Il doppio è funzionale a questo scopo.
Ripetete l’esercizio dell’articolo precedente, formate il doppio.
Quando la sagoma si delinea con braccia e gambe, allora si può agire.
Noterete che il doppio diviene sempre più denso ogni volta che lo formate.
Adesso, dovete sentirvi il “doppio”. A questo punto allungherete il braccio sinistro del doppio, cioè di voi, visto che vi sentite lui, e lo infilerete nella Via della quinta vertebra dorsale. Fatelo uscire dietro la schiena e afferrate il “meccanismo di riflesso del sé”.
Tiratelo davanti!
Adesso lo avete in mano, davanti! Che succede se lo mettete nell’Ovoide?
E’ qualcosa di fantastico, l’Ovoide prima si deforma grottescamente come se fosse elastico, poi si spegne, scompare, esplode.
E’ questo momento che crea discontinuità nella registrazione di quelle cellule. Avrete a disposizione una sorta di registrazione bianca.
Potrete richiamare questo pezzo di registrazione bianca per registrarci sopra la Verità!
Tutto l’affanno della divisione, prevede l’esclusione di una parte di ciò che siete e che nei Vangeli viene chiamato il Cristo.
Cioè, l’IO-mentale con il meccanismo della “mela” della Genesi, ha creato il proprio isolamento dal Tutto, illudendosi di potersene distaccare attraverso il “meccanismo del riflesso del sè”, sostituendo fittiziamente la “parte mancante” con un gioco di specchi.
Tuttavia, quella registrazione bianca, quei fotogrammi bianchi interrompono il normale svolgersi della registrazione e della continuità.
L’apocrifo “Protovangelo di Giacomo” o “Natività di Maria”:
“Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita di stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso” (XVII 2-3; L. Moraldi, Apocrifi del N.T., Torino 1971,83).
Sembra la descrizione della formazione della registrazione bianca.
Nel “Vangelo armeno dell’infanzia”, il miracolo cosmico viene raccontato così:
“E mentre (Giuseppe) camminava, vide che la terra si era sollevata e che il cielo si era abbassato, e alzò le mani come per toccare il punto in cui essi si congiungevano. E vide intorno a sé gli elementi intorpiditi e attoniti; i venti e l’aria del cielo, divenuti immobili, avevano interrotto il loro corso; gli uccelli e i volatili avevano trattenuto il loro volo. E, guardando a terra, vide una giara appena modellata: presso di essa era un vasaio che aveva impastato l’argilla e faceva il gesto di congiungere in aria le mani, ma quelle non si riavvicinavano. Tutti gli altri guardavano fisso in alto. Vide anche delle greggi condotte al pascolo: non avanzavano, non camminavano e non pascolavano. Il pastore brandiva il bastone e non poteva battere i montoni, ma teneva la mano sospesa in alto. Guardò pure un torrente in un burrone e vide dei cammelli che, passando di lì, tendevano la bocca sulle sponde del burrone e non mangiavano. Così, nel momento del parto della Vergine santa, tutti gli elementi restavano come immobili nel loro atteggiamento” (VIII, 10; C. Michel – P.
Peeters, Evangiles Apochryphes, Paris 1911, 123s).
Tutto si ferma, perde di significato, perché manca la continuità in virtù dei fotogrammi “bianchi”, poi tutto ritorna alla normalità.
Quindi in qualche modo è già stato fatto, ma i cimentatori di dodicesima andranno oltre. Ve lo prometto!!
Franco Remondina