Noi Noi
Franco Remondina
Così, l’attrattore principale dell’attenzione è la paura.
La mia capacità di vedere al rallentatore i processi mentali è “di servizio”, cioè è messa a disposizione di chiunque abbia interesse a progredire nella propria autoconoscenza.
Vista al rallentatore, una paura ha uno schema: sigla, sequenza di immagini, sequenza di impressioni,
identificazione o riconoscimento.
Questa è la struttura di ogni paura. La sigla, mmh…
Quando andate a vedere un film, si spengono le luci e: pa parapa parapapa pa parapa… paparapà parapapà parapapapà… è onomatopeica, è la sigla della Twenty Century Fox, la sentite, la vedete, ma non vi importa, è non degna di attenzione; così è la sigla della proiezione del film mentale della paura, quell’ urlo straziante che echeggia mentalmente e che innesca il film.
Non lo udite!Sequenza di immagini…
Dopo l’urlo, dal sistema limbico partono delle immagini. Ovviamente esse attirano la vostra attenzione per via dell’urlo… “Perché urlo?”… questa domanda è implicita, nemmeno vi accorgete che non siete voi a urlare, ma l’urlo vi fa entrare in tensione.
Il plesso solare, la bocca dello stomaco, si contrae.
Sono le conseguenze delle impressioni. Il tatto interno preme sulla pancia, stomaco, sistema muscolare…
La respirazione, per via della tensione muscolare generata, diventa poco sciolta e faticosa.
La sudorazione subisce delle alterazioni, questo è grosso modo il quadro generale.
Che succede invece se riconoscete la sigla? L’urlo?
E’ come se premeste il tasto “pausa”.
Mmmh… figata…
Il collasso della funzione attenzione, invece di avvenire sulla sequenza di immagini e, a seguito di queste, le impressioni per via dell’atto di identificarvi con chi urla, non avviene.
La domanda “che cosa hai da urlare?” interrompe drasticamente il processo.
Se ripetete la domanda per qualche volta, l’intera situazione muta in qualcosa di strano.
Non è prevista una simile opzione! L’atto di formulare una domanda di questo genere porta a delle considerazioni speciali: che ogni paura sia solo “UN PENSIERO” e, soprattutto, che, per la prima volta nella vita, voi abbiate una esperienza di riconoscimento di questo.
Non era voi, era solo “un pensiero”! Fiiiuu… che sollievo, vero?
Già, è un sollievo; però questo pone di nuovo una questione: chi ha riconosciuto la “sigla”? Perché è di questo che si tratta.
Non può essere solo l’Io-mentale, ci deve essere anche qualcun altro oltre a lui. A volte io l’ho chiamato “il testimone”, che non è esattamente la seconda coscienza, direi piuttosto che questo “testimone” sia il prodotto dell’unione delle due coscienze, quella dell’Io-mentale, ovvero quella principale e la seconda coscienza.
Questa esperienza, quella di riconoscere la sigla, “l’urlo”, è necessaria.
Essa è la dimostrazione della cooperazione delle due coscienze, è il “quando di due farete uno”.
Riconoscere che la paura sia solo un pensiero è qualcosa di straordinario, perché toglie potere alla modalità di controllo dell’attenzione che la linea di sangue ha sempre avuto finora.Interessante è anche comprendere che siano i cosiddetti Chakra inferiori a subire l’aspetto “impressivo”, quindi le paure hanno una rispondenza che sorge dalla parte bassa dell’Ovoide… mmh
Questo ci può servire? Intendo dire, questo rilievo modale, cioè questa indicazione di come agisca la struttura della paura, ci serve?Certo…
Vi ho già espresso il concetto di ” Ovoide ustorio” qualche articolo fa; adesso vi spiego… Anzi, meglio una esperienza:Evocate una vostra pura… State attentissimi ai primi istanti… Sentite la sigla? L’urlo straziante?
Ok, se lo sentite, cercate di localizzare quale parte della corteccia cerebrale echeggia questo urlo. Il semplice fatto di porre la domanda “Cosa hai da urlare?” interrompe il processo.
Fate il “doppio”, quello blu. Diventate lui!
Avete fatto una diversa “identificazione”. Non siete più quello che deve aver paura, siete quello che fa la domanda, questo implica che la paura non sia vostra, che non sia “voi”.Siete il doppio… entrate nella corteccia cerebrale e richiedete: “Cosa hai da urlare?”
State attenti alla risposta… in genere, dopo qualche volta che fate la domanda, “quello che urlava” si mette a ridere!!!
E’ l’altra versione, quella del suo “opposto”, continuate a chiedere: “Cosa hai da urlare? ” e poi dite: “Sei solo un pensiero e io non so se tu o il tuo opposto siate veri o siate falsi” ripetetelo qualche volta…
“Sei solo un pensiero e io desidero non scegliere se tu e il tuo opposto, siate veri o siate falsi”… A questo punto l’urlo cessa e scompare. Non lo sentite più…
Dove è andato? Nella parte bassa dell’Ovoide!!!!

Ok, siccome siete il doppio, seguite il percorso della paura, seguitelo nell’ovoide. Una volta lì, lo individuerete facilmente. Espandete il doppio fino a costruire un “soffitto” con la stessa curvatura del tratto di ovoide.
Guardate l’illustrazione…
Ripetete a questo punto più volte la frase: “Sei solo un pensiero e desidero non scegliere se tu e il tuo opposto siate veri o siate falsi”
Non può scappare da lì… e, se non scegliete, è una paura “inutile” al giudizio della linea di sangue e… non esistono pensieri a gratis.
Franco Remondina

