Tempo
Franco Remondina
Dove stiamo andando?
Il fatto di avere a disposizione un “fascio di attenzione” e di poter avere, grazie a questo, delle “percezioni” ha inquinato la coscienza.
L’operazione di percezione è stata descritta negli articoli sullo spazio; essa avviene per “esclusione” di tutto il resto.
Pensare ad un cavallo bianco significa escludere tutti i cavalli non bianchi ma, ancora oltre, tra tutti i cavalli bianchi solo quello a cui pensiamo “sembra” essere vero.
Questa sorta di zoom mentale riguarda anche il tempo?
Certo che sì!
La focalizzazione, lo zoom sul tempo, è quello che è cambiato dopo un “certo evento”.
La bibbia e i miti parlano di questo evento come una barriera di divisione tra un’epoca del mondo e un’altra.
Il diluvio!
Quel che ho detto nell’articolo precedente è basilare:
siamo diventati più densi.
L’età dell’oro viene chiamata così per descrivere il “colore della coscienza” dei Sapiens di quel tempo.
Ah sì?… Ok, allora se erano così “evoluti”, la coscienza color oro e tutte quelle menate lì, perché si sono estinti? Dai, dimmelo!
Semplice: non siamo tutti uguali! Anzi…
La questione è questa: se l’atmosfera mentale è rivolta verso il
Tutto, la Vita, l’Amore, il Paradiso, lo “zoom mentale” è spinto verso l’immensità e, quindi, verso la rarefazione in termini di pensiero.
Pensare in questi termini è: liberare il pensiero dall’abitudine alla rappresentazione per forme.
Nell’oscurità, le forme non sono “percepibili” e senza forme non è possibile il movimento e quindi senza movimento non esiste il tempo.
Se rileggete la sequenza dell’ultima frase, capite che il tempo è quindi una invenzione.
Non esiste tempo…
Senza quella unità Osservatore<=>Osservato, senza una variazione in una delle due parti dell’Unità, questa illusione cessa.
Traduzione?
Senza una “intenzione” di percepire da parte dell’ Osservatore, NON PUO esserci un Osservato, quindi non può esserci variazione (movimento visibile all’attenzione).
Senza movimento, persino la matematica è priva di senso.
Ne consegue che il “tempo” sia solo la misura dell’ attitudine dell’ Osservatore a percepire l’Osservato e la sua (dell’ Osservato) conseguente modificazione.
Visto che sentite quelli che parlano di quinta, sesta, settima dimensione, di salti quantici, di maestri ascesi, questa precisazione è fondamentale: che densità hanno questi chiacchieroni? Che comprensione hanno?
Vangelo: Matteo 7,15-20
15 Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. 16 Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? 17 Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. 18 Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. 19 Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. 20 Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti.
Inoltre c’è quella piccola questione… eehmm… quella illustrata nell’articolo precedente:
“ciò che anima” non è voi, cioè non è Mario Rossi, John Smith, Li Chang, Pedro Espinoza, queste sono “interpretazioni”.
“Ciò che anima” è: ENERGIA ORIGINARIA. DIO… o comunque lo vogliate chiamare.
Minchia Johnny…
Conoscete la Bhagavad-Gita? No? Vi capisco… un pippone di altri “tempi”, tuttavia un grande libro… Comunque, nel quarto capitolo, Krishna spiega la relazione che l’anima ha con Lui in quanto Sua eterna particella infinitesimale e che, per risvegliare questa relazione, ci si deve avvicinare un maestro spirituale autentico.
Inoltre, nel quinto capitolo dice che “ciò che anima” sa che, mentre il corpo agisce, lui, l’anima, in realtà, non fa niente.
Interessante… mmmh
Che termine della minchia è: “interessante”? Non significa nulla!
Nel suo significato di participio presente del verbo “interessare” mostra un possibile uso dell’attenzione, che spesso non viene eseguito…
Cosa è precisamente da intendere come “interessante”?
Questo:
Bhagavad‐Gita, quinto discorso, 14 “Né l’azione, né la facoltà di agire il Signore crea per il mondo, né l’unione con i frutti delle azioni: ma è la natura che agisce.
Significa che in questa illusione che chiamiamo realtà, non c’è “vera” azione. Se sostituite il termine Natura con il termine Illusione, capite esattamente cosa si intende….
15 Il Signore non riceve né il demerito e neanche il merito di alcuno: la conoscenza è avvolta dall’ignoranza, quindi tutti gli esseri sono illusi. Questo è una mazzata al protagonismo dell’Io-mentale… La vanità del pensare di esistere come individualità separata dal tutto, cioè: “I ragli dell’asino non arrivano a Dio”…
Vi faccio una adeguata traduzione? Ma certo che ve la faccio… Le cose stanno così…
- “Ciò che anima” è una parte dell’energia originaria.
- Questo mondo è una “ipotesi”, una finzione, una illusione…
- Ogni “interpretazione” cioè, nel mio caso, Franco Remondina, è solo un ruolo interpretato da “ciò che anima”.
- “Ciò che anima” non è Franco Remondina.
- Meriti e demeriti di Franco Remondina non arrivano al Signore.
- La Natura è solo il mondo mentale, lo sfondo delle interpretazioni.
- Finché non viene chiarito il rapporto tra “ciò che anima” e “ciò che viene interpretato”, tutti gli esseri sono illusi.
- “Ciò che anima” è quindi in possesso degli attributi di DIO, essendo: ENERGIA ORIGINARIA.
- La caduta dell’interpretazione avviene con lo “Spirito Santo”, la Grazia.
- Lo “Spirito Santo” è quella DISPONIBILITA TOTALE a testimoniare la grandezza di DIO, da parte di “ciò che è interpretato”.
Per questo si dice che esista la TRINITA: Padre, Figlio e Spirito Santo.
DIO è il Padre, “ciò che anima” è il Figlio, “ciò che viene interpretato” è … ciò che è interpretato! Diviene “Spirito Santo” solo se può “testimoniarsi”.
Questo è un punto difficile da spiegare…
In sostanza “ciò che anima” deve innamorarsi di “ciò che è interpretato” grazie all’amore…
Vangelo:
Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».
Lo capite adesso? O pensate ancora alla quinta, sesta, settima dimensione?

Franco Remondina

