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ARTICOLO 414 – STRAWOW

8 anni fa
Franco Remondina
14 Montagna Di Causa
Montagna di causa
Franco Remondina

Sì, va bene, all’interno di esperienza ogni transfert ha il suo tempo proprio, ma che cavolo significa?

E’ semplice: trenta secondi col culo su una stufa rovente non passano mai!

Inutile che vi faccia la descrizione opposta…

Come avviene questo?

Anche qui la risposta è semplice: in quei trenta secondi fate zero domande!

Una sollecitazione acuta di un senso come il tatto, provoca uno shock attentivo e le catene di pensieri, le loro correlazioni vengono interrotte.

Tutta l’attenzione che c’è viene incanalata lì.

E’ un evento inconsueto ma coerente con le credenze, ve lo ricordereste a lungo…

Ma ci sono eventi che vengono oscurati nel “tempo del transfert”, una anomalia, qualcosa di non conforme, di fatto viene oscurata, cioè, non ve la ricordate.

Già…

L’articolo precedente riportava questa frase:

“Poiché la struttura del raffreddore è codificata, voi, sempre inconsapevolmente, accettate: la durata dell’esperienza.

Lo scrivo di nuovo: ACCETTATE LA DURATA… dell’esperienza. Lo scorrimento temporale dell’esperienza è codificato e non è possibile eseguirlo in modo diverso.

Quando accade questo l’intera esperienza “scompare dall’atmosfera mentale”.

Minchia…………………………..John…..nnn…y…….! ! ! ! !

La coscienza è iper-intelligente, considera “eccezione”, considera “anomalia”, uno svolgimento dell’esperienza non coerente.

Come si comporta?

Cercando di oscurare l’esperienza!

C’è una sorta di antispam che interviene sulla esperienza, questa viene messa da parte per un susseguente consulto, cioè scompare dall’atmosfera mentale.

Dovete scusare le ripetizioni, sono propedeutiche a quel fenomeno appena descritto.

Accettare la durata di una esperienza codificata nelle memorie dell’acqua è una operazione complessa…

Oh, certo, la fate in due decimi di secondo, ma essa, l’accettazione, è associata a due schemi consequenziali, cioè che si susseguono: rassegnazione e rammarico.

Sono stati di coscienza potentissimi!

Quindi il meccanismo è questo:

1) ACCETTAZIONE DI UN PENSIERO

2) RASSEGNAZIONE ALL’ACCETTAZIONE DI QUEL PENSIERO

3) RAMMARICO

Il punto numero tre è basato su questo:

NON AVETE NORMALMENTE ACCESSO A PENSIERI “NUOVI”, AVETE

ACCESSO A PENSIERI “VECCHI”. SONO MEMORIE!

La scelta di “accettazione” avviene perché VI SI CHIEDE DI

RISOLVERE LA QUESTIONE INTRINSECA DI QUEL PENSIERO.

In pratica attraverso “ciò che è interpretato”, la coscienza fa l’esperienza della risoluzione del rebus. O meglio, prova a farla…

Il problema sono le correlazioni tra pensieri e le credenze adottate da “ciò che è interpretato” attraverso l’acqua di sua madre.

E’ qualcosa di complesso da spiegare, la risoluzione non è ovvia, anzi tutt’altro.

L’intero scontro di “ciò che è interpretato” con il pensiero ha come “pubblico” tutta la linea di sangue.

Ci sarà chi vi fischia, la maggioranza schiacciante delle memorie ha già fallito in questo compito e il rammarico che è contenuto nello sfondo emozionale del transfert è il carburante che ha sempre impedito la risoluzione del transfert.

Cioè, hanno ottenuto il fallimento con quella sequenza!

Non è che non funziona… FUNZIONA BENISSIMO… minchia Johnny, se funziona!

Si deve quindi capire che SENZA ACCETTAZIONE IL TRANSFERT

NON PARTE.

Non è il nostro caso, l’accettazione avviene da piccoli, per ragioni emotive, per compiacere la mamma, per compiacere famiglia e amicizie…

Così stando le cose, dobbiamo partire dal punto 2 rassegnazione all’accettazione di quel pensiero.

Lo individuate attraverso il movimento oculare.

OGNI VOLTA CHE PENSATE A QUEL PENSIERO, GLI OCCHI VANNO IN

UN PUNTO PRECISO IN BASSO A SINISTRA. E’ un grande indizio:

vuol dire che la coscienza (che è fuori dal corpo) ha collocato lì “quel pensiero”.

La “stabilità” della collocazione fa sembrare “quel pensiero” una vostra caratteristica.

Lo avete visto così tante volte che, nei fatti, lo avete “accettato”.

Il transfert comincia da qui…

CHE SUCCEDE SE OSSERVATE QUEL PUNTO IN BASSO A SINISTRA

RASSEGNANDOVI ALLA RINUNCIA A QUEL PENSIERO? Dovete provare veramente quella “rassegnazione”…

Usate questa frase:

“Mio malgrado, PURTROPPO, mi rassegno a rinunciare a questo pensiero”.

L’avverbio “purtroppo” vi aiuterà moltissimo, le persone rassegnate lo usano come congiunzione tra verifica e impossibilità. Fatto questo:

RAMMARICATEVI DI ESSERVI RASSEGNATI ALLA RINUNCIA DI QUEL PENSIERO! Zero pensieri?

Ok… spingete lo “zero pensieri” in quel punto lì, in basso a sinistra.

Avrete un senso di leggerezza!

Tutta ’sta fatica per ottenere la leggerezza?

Ma noo…

Infatti c’è altro, molto altro, troppo altro… pazientate un attimo please…

 

Franco Remondina

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