Alleanza
Franco Remondina
La ricreazione è finita? Naaah… meglio che cominci adesso! Ri-creazione… pensa che termine… “vorresti dire che attraverso il giocare, attraverso le cose piacevoli ci creiamo di nuovo?” … Bah, si può dire così, anzi è così che avviene, ma senza che ve lo spiego passo dopo passo non siete capaci. Non è demerito da parte vostra, è solo colpa dell’attuale identificazione con il vostro Io-mentale. Colpa cioè delle forzature sociali a cui venite sottoposti.
Le regole della socialità sono regole ferree, prevedono che siate “conformati” all’età anagrafica. Pensate il sistema prevede la “maggiore età” per legge!!!
Comunque, bando alle ciance: non siete capaci di ri-crearvi. Questa faccenda va assolutamente affrontata.
Per ri-crearvi dovete fare un uso oculato di un fenomeno naturale: la Dissociazione mentale.
Niente di complicato, solo che spiegare questa roba della dissociazione nei termini e con il fine che mi propongo non sarà compito facile… Ora, in psicologia il significato di “dissociazione” è riassumibile in poche parole: “quando ci dimentichiamo di essere nel corpo!” Mi perdonerete l’estrema sintesi, ma vorrei persino estremizzarla: “quando ci dimentichiamo di essere nel corpo e rifiutiamo le emozioni che quel corpo (??) prova.”
Lo sapete, il corpo, il corpo fisico non può provare nessuna emozione, nessun dolore, gioia o sensazione, se mancate voi!
Ecco dissociarvi significa sentirvi liberi di avere emozioni, sensazioni, etc diverse. Anche qui, quelli che seguono gli incontri o gli articoli, sanno che l’inversione dei parametri sensoriali, cioè l’inversione del senso del tatto anche parziale, per esempio nella sua componente “calore”, ovvero sentire ad esempio un “ghiaccio caldo e un fuoco freddo” costituisce un insieme dissociativo fantastico! Che accade “realmente” in questo caso? Qui la faccenda è da non credere! Accade che, se avete una simile inversione sensoriale, avete “zero esperienze” di questa configurazione e l’eventuale tentativo di classificazione che l’Io-mentale compie, produce nel flusso dell’attenzione un movimento a vortice stranissimo. Una simile inversione effettuata dalla posizione di trasmissione del modello, cioè dove siete veramente, produce un effetto stra-ordinario. Che effetto? Non ve lo dico, dovreste sperimentarlo da voi! Comunque vi suggerisco un esercizio dissociativo… tenendo presente che la dissociazione significa “altro tempo e altro luogo”, ecco qui di seguito una delle tante variazioni possibili.
“Siete sul vostro letto cominciate a cadere indietro nel tempo… un minuto, un’ora, un giorno un anno…. sempre più indietro… siete al tempo dei romani… distesi sopra un altare di marmo bianco. Avete gli occhi chiusi e sentite che ci sono torce accese…
ne sentite il crepitare e il profumo di fuliggine. Nella stanza c’è qualcuno…sentite la sua presenza e il suo respiro avvicinarsi. La persona vi fa delle coccole… vi massaggia delicatamente il capo… voi sentite le coccole prima destra , poi a sinistra… Siete rilassati… dopo un po’ la persona nella stanza se ne va. Sentite i suoi passi allontanarsi… Vi alzate, fate qualche passo nella stanza… le fiaccole crepitano e il pavimento e i muri e il soffitto sono bianchi… Tornate all’altare e vi distendete… nel bianco…”
A che serve questo esercizio? A dissociare la nostra identificazione col corpo. Noi siamo nell’ovoide, mica nel corpo! Se possiamo ritirare dal corpo una % del programma “sensi fisici” e trasportarlo nel modello di riferimento cosa accade? Accade che esistiamo in due posti contemporaneamente. Una sorta di sdoppiamento. Tale operazione ci rende per cosi dire “chiaroveggenti”. Non è che dovete aprire l’attività di “indovino” o di “veggente”… no queste ‘…azzate già c’è chi le fa, tuttavia vi accorgerete di una notevole capacità di premonire gli eventi! L’ovoide e il tentativo di stabilircisi è nella Bibbia rappresentato dalla storia di Giona…
Nel capitolo 1, la Parola del Signore è rivolta a Giona, figlio di Amittai, e gli viene comandato di andare a predicare a Ninive, la Grande Città. Giona invece fugge a Tarsis via nave; di questa localizzazione si dirà più sotto. Ma la nave è investita da un temporale e rischia di essere colata a picco dalla violenza delle onde. Giona allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell’ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire a JHWH; perché la nave sia salva, egli deve essere gettato in mare.
E così, ecco nel capitolo 2 l’episodio che ha ispirato generazioni di scrittori e artisti. Giona è gettato in mare, ma un “grande pesce” lo inghiotte. Dal ventre del pesce, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un’intensa preghiera, che ricorda uno dei Salmi. Allora, dietro comando divino, il pesce vomita Giona sulla spiaggia.
Nel capitolo 3, Giona ottempera la sua missione e va a predicare ai niniviti. Questi, contro ogni aspettativa, gli credono, proclamano un digiuno, si vestono di sacco e Dio decide di risparmiare la città. Ma qui riemerge l’istinto ribelle di Giona: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive. Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire. L’ episodio più gustoso del libretto si trova proprio nel capitolo 4. Il Signore fa spuntare un ricino sopra la sua testa per apportargli ombra, ed egli se ne rallegra. Ma all’alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore, il sole e il vento caldo flagellano Giona, che invoca di nuovo la morte. Allora l’autore riporta le parole di Dio, divenute celeberrime: “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita; ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?” (Giona 4, 10-11).
Naturale che spesso usare la “volontà” per entrare nell’ovoide non funzioni… questo atteggiamento ricorda una pubblicità quella dei 40 ladroni che giungono di fronte alla caverna. Il loro capo recita la formula: “Apriti Sedamo” … Nulla. Allora chiama il suo consigliere che gli suggerisce di cambiare la m con la “n “…”Apriti Sedano…” nulla… alla fine si vede il capo che prende a testate l’ingresso della Caverna. “Apriti bastardo!”
Giona, invece, neppure ci pensava, ma è la vostra “Natura” a chiedervi come è il regno di Dio che, seppur spaventati, vi porterà a conoscerlo! La balena è l’ovoide!
Giona non ci è rimasto, ottiene da DIO il ricino ma situandosi ancora nel corpo… eeh ragazzi … che ve lo dico a fa’?
Franco Remondina
