Se cambiamo la nostra rappresentazione mentale dell’eden, succede qualcosa…
Il paradiso terrestre è stato relegato a “fantasia”, a mito, almeno così è stato cristallizzato nel sacchetto di Maya, da tutti quelli che ci hanno preceduto.
Cristallizzandolo in questo modo, i nostri predecessori, ci hanno imprigionato nel mondo tetraedrico, quello a struttura piramidale, che ha impedito ogni comprensione dell’esperienza.
Perché è importante poter capire le regole dell’esperienza? E’ un discorso essenziale, se non giungiamo a una nuova comprensione, più completa, di cosa sia e di che genere sia l’esperienza, essa diviene una prigionia.
Un pensiero può essere “vissuto”, o “osservato”.
Non ci sono vie di mezzo:
se lo vivi, non puoi osservarlo,
se lo osservi, non puoi viverlo.
Il paradiso terrestre o eden è quella funzione della coscienza che ci permette di scegliere quale versione del pensiero deve finire nel “cuore della coscienza”, cioè, al centro del fascio di attenzione.
L’impossibilità di essere consapevoli di questa scelta, ci trattiene nel mondo che conosciamo, senza possibilità di scelta: possiamo solo “vivere un pensiero”.
Il fatto è che in questo modo, l’esperienza è solo “metà esperienza”, l’altra metà, quella dell’ osservazione del pensiero, sembra non esserci.
E’ la cristallizzazione dei “cristalli liquidi” a imporci questa modalità d’uso del fascio d’attenzione e questo unico uso dell’attenzione porta in sé un tempo e uno spazio prestabiliti.
Sono il tempo e lo spazio del “pensato” di vostra madre, di vostra nonna etc etc..
Non abbiamo mai avuto scelta finora, le impostazioni dei sensi fisici, erano e sono quelle che sono, per “cristallizzazione”, sono il “pensato di altri”.
Viviamo in un mondo regolato dal “già pensato”, ma il nostro mondo dov’è?
E’ un punto cruciale, o capiamo e diamo vita al nostro mondo, quello dell’intera esperienza, che comprende le due opzioni simultanee sempre disponibili, o moriamo per effetto del “pensato da altri”.
Mmmmh…
Come, quali sono le due opzioni?
Sono LA VISTA INTERNA e LA VISTA ESTERNA rispetto a un vortice di pensiero.
C’è un solo posto nella coscienza dove è possibile fare questo, la Bibbia lo chiama: eden.
E-din, il termine sumero da cui gli ebrei hanno tratto la parola eden, significa: “dimora dei giusti”.
Secondo “dodicesima.com” persino i quattro fiumi dell’ E-din sono “altro”, rispetto ai fiumi che conosciamo, sono metafisicamente legati a quelle due modalità di vista interna e vista esterna.
Sono l’osservato e l’escluso…
Osservato, significa che un fiume di pensieri viene osservato.
Escluso, significa che un fiume di pensieri viene escluso.
Quindi ci sono due fiumi nel “vivere un pensiero” e
due fiumi nell’ “osservare un pensiero”…
Totale? 2+2= 4 fiumi… logico.
Nella rappresentazione classica dell’Ovoide fatta in “K.O.pernico”, erano comunque già presentati questi due “occhi”, solo che a quel livello di comprensione iniziale, non era ancora chiaro come fosse e venisse articolato il movimento della coscienza.
Le funzioni della coscienza erano considerate, a quel livello di comprensione, come una sorta di connubio mente-coscienza invece, la mente è lo strumento che viene usato dalla coscienza nella gestione dell’esperienza.
ORA È VENUTO IL MOMENTO….
LA COMPRENSIONE È ADEGUATA, POSSIAMO VIVERE UN NUOVO TIPO DI ESPERIENZA.
Questo tipo nuovo di esperienza è rivoluzionario nelle sue implicazioni, va oltre ogni cosa conosciuta…
E’ UN NUOVO LIVELLO DEL GIOCO.
Ricordate Narada e Vishnù? Quel racconto illustra al di là di ogni ragionevole dubbio l’E-din.
Dove stanno camminando, in quale spazio si muovono, in che tempo si trovano? E le domande di Narada a Vishnù, le domande sulla Maya, non vi paiono le domande di Eva al serpente?
Dall’ Articolo 432-NUOVO MONDO:
“Ti concedo un desiderio” disse. Qualunque cosa desideri sarà tua”. «Al Signore dell’Universo diedi questa risposta: “Se sei compiaciuto di me, fammi comprendere la tua maya!”. “A che ti servirebbe comprendere la mia maya?” rispose il dio. “Ti concederò invece lunga vita, l’adempimento dei tuoi doveri e compiti sociali, ogni ricchezza, salute, e piacere, e figli eroici”. “Questo,” dissi io “proprio questo è ciò di cui desidero liberarmi e che voglio superare”. Il dio proseguì: “Nessuno può comprendere la mia maya. Nessuno l’ha mai compresa. Non vi sarà mai alcuno capace di penetrarne il segreto. Molto, molto tempo fa, viveva un santo veggente di nome Narada, simile agli dèi, che era figlio dello stesso dio Brahma, e pieno di ardente devozione verso di me. Come te, meritò la mia grazia, e gli apparvi, proprio come ora appaio a te. Gli concessi un desiderio e Narada chiese esattamente quello che hai chiesto tu. Benché l’avessi ammonito di non indagare oltre il segreto della mia maya, egli insistette, proprio come te. Quindi gli dissi: ‘Tuffati in quell’acqua e sperimenterai il segreto della mia maya. Narada si immerse nel laghetto. Poi ne riemerse, sotto forma di fanciulla.
Ovviamente, se la rileggete con le nuove informazioni, troverete esaltante riconoscere la struttura delle credenze cristallizzate in quell’offerta di Vishnù di concedere l’esaudimento di un desiderio…
La traduzione è questa: vista l’attuale cristallizzazione, posso considerare di re-cristallizzare le tue credenze in modo che la tua verifica sia che ottieni quel che non hai mai ottenuto.
La risposta di Narada è: ” fammi comprendere la tua Maya”.
“Ti concederò invece lunga vita, l’adempimento dei tuoi doveri e compiti sociali, ogni ricchezza, salute, e piacere, e figli eroici”
In pratica, qualcosa di coerente con le credenze cristallizzate e del pensato di Narada e della sua linea di sangue.
Narada risponde che è del pensato di sé che vuole liberarsi: “proprio questo è ciò di cui desidero liberarmi e che voglio superare”.
E’ la storia del “gancio”, comprendete?
La parte successiva è invece l’esposizione del concetto esposto sopra: un pensiero lo puoi vivere o osservare.
Se lo vivi, devi smettere di osservarlo: “Tuffati in quell’acqua e sperimenterai il segreto della mia Maya. Narada si immerse nel laghetto. Poi ne riemerse, sotto forma di fanciulla.”
Decidendo di “vivere” l’esperienza di “conoscitore del segreto della Maya”, esce dall’E-din, entra nel laghetto (uno spazio diverso) e ne riemerge con altri occhi.
Dov’è lo spazio in cui conversava con Vishnù?
Come vedete, comprendere è indispensabile, se no, quel che trionfa è solo la superstizione.
Franco Remondina
