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Esercizio tratto dalla conferenza di Milano del 26.10.2019

6 anni fa
Annalaura Remondina
Ultimi Esercizi

Premessa: questo esercizio è la logica continuazione del precedente; ossia di quello esplicato nella conferenza di Padova del 19.10.2019.

Le implicazioni derivanti dalla comprensione di come agisce il campo emotivo sono evidenti di per sé stesse: non avendo una linea di sangue “mono linguistica”, ossia non parlante un unico idioma, ne consegue che ciò che rende VOI – intesi come identità – capaci di comprendere ciò che LORO vi dicono è il campo emotivo.

Nessun esempio è più calzante, invero, per spiegare questa aspetto che quello proposto da Franco: quando voi fate spaventare, per gioco, un bambino, esso, per spaventarsi, farà, esattamente come gli adulti (che però le ritengono una conseguenza dello spavento e non una causa dello stesso), un piccolo urlo.

Questo urlo è l’urlo della paura che veniva spiegato in una conferenza di Brescia, dal titolo “Il Mistero del diavolo”.

Per quanto riguarda questo esercizio, invece, la sua applicazione va intesa in questo senso: il bambino non comprende la vostre intenzioni, tuttavia, quello che lui fa, avendo in memoria le sequenza emotiva dell’RNA della madre, è quello di provare paura.

Se il bambino non trasalisse, non emettesse quel piccolo urlo, non ci sarebbe paura; questo è quanto. Tuttavia la “paura”, in termini di “tempistiche” arriva prima.

Arriva prima perché il campo emotivo è l’unica faccenda in grado di aggirare l’ostacolo linguistico; in parole semplici l’emozione è il traduttore simultaneo del pensiero che avviene nella vostra acqua.

Prima di iniziare fatevi una foto.

1- Pensate all’esagono azzurro – che ben conoscete – dinanzi a voi e ponete in esso la voce che vi rende interpreti di quel pensiero che avete scelto di processare e di eliminare.

2- Nell’esagono azzurro ponete, oltre a ciò, anche l’intero manipolo di voci che hanno sostenuto quel ricordato di voi stessi.

3- Scrivete in bianco – dinanzi a voi – che le voci dell’auto ricordo sono false.

4- Ponete nell’esagono azzurro tutti gli odori dell’auto ricordato di quel pensiero.

5- In conseguenza di ciò collocatevi all’interno anche tutte le immagini provenienti e derivanti da quel pensiero.

6- Ora fate ruotare il vostro esagono, che era dianzi ai vostri occhi in una sorta di posizione che potremmo definire “sdraiata”(in questo modo esso diviene una sorta di “linea retta”; come quando mettete un foglio di carta davanti ai vostri occhi ma anziché metterlo in verticale, lo ponete in orizzontale), in SENSO ANTIORARIO.

7- In questo modo, ossia ruotando in anti orario, esso, l’esagono, sale verso l’alto. Ora pensate azzurro e bianco e sbattete gli occhi. Pertanto fate una seconda foto.

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