La metafora informatica che viene proposta da “dodicesima.com”, riguardo al mito della creazione riportato nella Bibbia, nel suo primo libro, Genesi, è la sola capace di spiegare in ogni dettaglio di cosa si stia davvero parlando.
In sintesi:
L’ESSERE SI ACCORGE DI ESSERE, QUESTO DIMOSTRA CHE C’E’ INTELLIGENZA.
Ora, una sola condizione permette questo: LA MEMORIA!
Senza una “unità di memoria” non è possibile alcuna intelligenza.
Se fate il percorso appena descritto lo capite bene. Se invece non avete ancora chiaro perchè sia cosi, partite dalll’ultima condizione e risalite fino alla prima, diventa di una logica schiacciante!
In tal modo può venire compreso quali siano gli enti che stanno agendo.
E’ inutile girarci intorno, se l’ESSERE è l’UNICO ENTE, la sua cre-azione rimane la sola disponibile.
Non c’è altra cre-azione che quella effettuata dall’ESSERE.
La questione quindi può essere riassunta in una sola domanda: quante cre-azioni ci sono?
Una sola!
E a chi appartiene?
All’Essere!
Avete presente quel racconto indiano che parla della Maya? Quando Narada (essere vivente) effettua questo dialogo:
… Il mio nome in quell’esistenza era Sutapas, “colui il cui ascetismo è buono”. Ero un asceta e la mia ardente devozione per Vishnu, il Signore dell’Universo, mi conquistò il Suo favore. Compiaciuto perché avevo portato a buon fine numerosi voti, egli apparve dinanzi ai miei occhi mortali, assiso su Garuda, l’uccello celeste.
“Ti concedo un desiderio” disse. Qualunque cosa desideri sarà tua”. « Al Signore dell’Universo diedi questa risposta: “Se sei compiaciuto di me, fammi comprendere la tua maya!”. « ” A che ti servirebbe comprendere la mia maya?” rispose il dio. “Ti concederò invece lunga vita, l’adempimento dei tuoi doveri e compiti sociali, ogni ricchezza, salute, e piacere, e figli eroici”. « “Questo,” dissi io “proprio questo è ciò di cui desidero liberarmi e che voglio superare”. – « Il dio proseguì: “Nessuno può comprendere la mia maya. Nessuno l’ha mai compresa. Non vi sarà mai alcuno capace di penetrarne il segreto. Molto, molto tempo fa, viveva un santo veggente di nome Narada, simile agli dèi, che era figlio dello stesso dio Brahma, e pieno di ardente devozione verso di me. Come te, meritò la mia grazia, e gli apparvi, proprio come ora appaio a te. Gli concessi un desiderio e Narada chiese esattamente quello che hai chiesto tu. Benché l’avessi ammonito di non indagare oltre il segreto della mia maya, egli insistette, proprio come te. Quindi gli dissi: ‘Tuffati in quell’acqua e sperimenterai il segreto della mia maya. Narada si immerse nel laghetto. Poi ne riemerse, sotto forma di fanciulla.
« Narada uscì dall’acqua tramutato in Susil , ‘la virtuosa’, la figlia del re di Benares. E poco dopo, quando fu nel fiore della giovinezza, suo padre la diede in sposa al figlio del re del Vidarbha, suo vicino. Il santo veggente e asceta, sotto forma di fanciulla, sperimentò appieno le delizie dell’amore.
A suo tempo poi il vecchio re del Vidarbha morì e lo sposo di Susil gli successe al trono. La bellissima regina ebbe numerosi figli e nipoti e fu incomparabilmente felice. «Tuttavia, col passare del tempo, fra lo sposo e il padre di Susil sorse una contesa, che in breve divenne una guerra furibonda. In una sola tremenda battaglia molti dei suoi figli e nipoti, suo padre e il suo sposo furono uccisi. E quando seppe dello sterminio, Susil si recò addolorata dalla capitale al campo di battaglia, per elevare laggiù un lamento solenne. Fece costruire una pira gigantesca e vi pose sopra i cadaveri dei suoi parenti, dei suoi fratelli, figli e nipoti, e poi, fianco a fianco, i corpi dello sposo e del padre. Con le sue stesse mani appiccò il fuoco alla pira, e quando le fiamme si alzarono gridò: ‘figlio mio, figlio mio!’, e allorché le fiamme ruggirono si gettò nel fuoco. La vampa divenne immediatamente fresca e trasparente; la pira divenne un laghetto e in mezzo all’acqua . Susil trovò se stessa, ma nuovamente nelle spoglie del santo Narada. Il dio Vishnu, tenendo il santo per mano, lo stava conducendo fuori del laghetto cristallino.
« Dopo che il dio e il santo ebbero raggiunto la riva, Vishnu chiese con un sorriso ambiguo: ‘Chi è il figlio del quale lamenti la morte?’. Narada ristette vergognoso e confuso. Il dio proseguì: ‘Questa è l’apparenza della mia maya, dolorosa, cupa, maledetta. Nè Brahma. nato dal loto nè alcuno degli altri dèi, non Indra e neppure Siva, possono penetrare la sua insondabile profondità. Perché o come potresti tu conoscere l’imperscrutabile? « Narada pregò che gli fossero concesse fede e devozione perfette, e la grazia di ricordare quest’esperienza per tutto il tempo a venire.
Se state bene attenti ai pronomi possessivi, esiste solo una maya, quella del Dio Vishnu, L’Essere!
Notate come nel dialogo tra Narada e Vishnu ci sia un continuo uso di pronomi possessivi? La “tua Maya”, la “mia Maya”?
E’ un modo per specificarne l’origine e la causa.
La Maya è una ed una sola: quella dell’Essere!
Lo stesso avviene nella descrizione di Genesi 1, 2, 3…
Il”Signore Dio” è il ricordato dell ‘Essere, cioè avendo cre-ato il software “i cieli e la Terra”, decide di osservarne il funzionamento. Ma non può essere lui il protagonista, altrimenti ricorderebbe di aver cre-ato, di aver compiuto quella cre-azione.
La Maya è una questione davvero “cupa, dolorosa, maledetta”, almeno in “apparenza”? No, nel caso sopra citato può apparire tale, ma la cre-azione è e deve essere “imperscrutabile”.
In effetti se leggiamo Genesi 2, la cosa davvero importante è il punto in cui il Signore Dio plasma ( cioè esegue una formattazione) una “porzione di memoria”, una cartella di file, nominandola “Uomo” e attribuita all’Essere vivente”.
C’è bisogno che sia L’Essere vivente a compiere il tuffo nella Maya.
Come quando da bambini si sognava di giocare ai cow boys, o all’incontrare un principe azzurro…