Tempo
Franco Remondina
L’ultimo capoverso dell’articolo precedente è questo: Eva, quella parte della coscienza unitaria che è in grado di alterare l’equilibrio del “chi originario”, è anche quella parte capace di invertire il processo!
Cosa significa?
Mi spiego con una mail di Ronni, questa:
“Non so neanche come spiegarlo.. Sentivo che dovevo fare qualcosa riguardo l’articolo 350, così lo rileggo…” Abbiamo Eva registrata nell’ acqua e solo lei può scegliere l’ opposto di quel serpente”. Mhmhmhmhmh… faccio un tentativo.. Cado nell’ acqua… vado dal primo uomo e mi faccio mostrare Eva… mi sento Eva nel momento antecedente la scelta che conosciamo. Mi vedo in mezzo ad un sacco di vortici… vedo avvicinarsi a me un vortice rosso scuro… è lui… percepisco in me una forte e opprimente tentazione… a quel punto chiedo un paio di volte che mi venga mostrato l’ opposto di quel vortice… Quella sensazione diminuisce drasticamente… il vortice rosso scuro si allontana e ne compare uno azzurro… le sensazioni sono opposte… non c’è più quell’ oppressione che sentivo prima… Si presenta come il serpente dello albero della vita e quindi mangio un frutto… la salivazione aumenta e in me, inizio a percepire un piacevole flusso… ne mangio un altro e sento leggerezza… (ne faccio mangiare anche ad Adamo… già che ci sono).. 🙂 Un raggio azzurro percorre tutta la linea di sangue… mi sento talmente leggera da inviare gioia da lì… percorrendo con la gioia all’inverso la linea di sangue sino ad arrivare al momento attuale, (spero si capisca). Fisicamente ho delle scosse dolorose al pettorale sinistro… il mio occhio sinistro sembra voler uscire… vado davanti lo specchio… ho gli occhi luminosissimi… verdi… ed il sinistro ha pure una sfumatura di azzurro nella parte bassa dell’ iride. Non so se tutto ciò è servito a qualcosa ma per me è sicuramente una meraviglia! Vi voglio un mondo nuovo di bene!! :)”.
Allora… il ch’i originario è l’attenzione (mettiamo che ve lo siate dimenticati!).
Attualizzando il linguaggio, secondo “dodicesima.com”, la questione è sempre questa: abbiamo due coscienze, quindi due “attenzioni”.
Se l’attenzione di una delle due coscienze è diretta verso i vortici di pensiero, questo flusso d’attenzione si può paragonare ad una lente.
Focalizzando il pensiero, esso diverrà sempre più denso, come avviene per la luce in presenza di una lente.
E’ così che è andata, una parte della coscienza ha focalizzato l’attenzione su un vortice di pensiero “cristallizzandolo”. Una delle “due attenzioni” si è esclusa da ogni altra possibilità, è diventata come un’isola per mezzo della propria attenzione, ha scoperto la densità di pensiero e ne è rimasta ipnotizzata. Adesso, pensa a sé stessa come un’isola, circondata da un “oceano”… sola…
Non giunge alla conclusione che sia l’oceano a rendere possibile l’isola e non viceversa…
I miti cercano di spiegare questa operazione di una parte della coscienza affidandola a storie come questa:
Nell’antica Grecia, in un giorno lontanissimo, Cefiso, il dio delle acque, rapì la ninfa Liriope. Si amarono teneramente e dalla loro unione nacque un figlio che fu chiamato Narciso. Gli anni passarono e Narciso divenne un ragazzo meraviglioso. Liriope volle salvaguardare la bellezza del giovinetto; si recò perciò dall’astrologo Tiresia che, dopo aver consultato l’oracolo, le disse: ” Narciso vivrà molto a lungo e la sua bellezza non si offuscherà. Ma il giovinetto non dovrà più vedere il suo volto”. La profezia di Tiresia si avverò: Narciso restò per sempre adolescente, mantenendo intatta la sua bellezza che svegliava i più teneri sentimenti nelle ninfe che l’avvicinavano. Ma lo splendido ragazzo sfuggiva il mondo e l’amore e preferiva trascorrere il tempo passeggiando da solo nelle foreste sul suo cavallo oppure andando a caccia di animali selvatici. Un giorno, mentre cacciava, sentì rimbalzare tra le gole della montagna una voce che si esprimeva in canti e risate. Era Eco, la più incantevole e spensierata ninfa della montagna che, al solo vederlo, s’innamorò perdutamente di lui. Ma Narciso era tanto fiero e superbo della propria bellezza, che gli pareva cosa di troppo poco conto occuparsi di una semplice ninfa. Non così era per Eco che da quel giorno seguì il giovinetto ovunque andasse, accontentandosi di guardarlo da lontano. L’amore e il dolore la consumarono: a poco a poco il sangue le si sciolse nelle vene, il viso le divenne bianco come neve e, in breve, il corpo della splendida fanciulla divenne trasparente al punto che non proiettava più ombra sul suolo. Affranta dal dolore si rinchiuse in una caverna profonda ai piedi della montagna, dove Narciso era solito andare a cacciare. E lì con la sua bella voce armoniosa continuò a invocare per giorni e notti il suo amato. Inutilmente perché Narciso, che pur udiva l’angoscioso richiamo, non venne mai. Della ninfa rimasero solo le ossa e la voce. Le ossa presero la forma stessa della cava roccia ove il suo corpo era rannicchiato e la voce visse eterna nella montagna solitaria. Da allora essa risponde accorata ai viandanti che chiamano. Ma è fioca e lontana e ripete perciò solo l’ultima sillaba delle loro parole: ha perduto la sua forza invocando Narciso, il crudele cacciatore che non volle ascoltarla. Narciso non ne fu affatto addolorato e continuò la sua vita appartata. Fu allora che intervennero gli dèi per punire tanta ingratitudine. Un giorno, mentre il superbo giovinetto si bagnava in un fiume, vide per la prima volta riflessa nell’acqua limpida l’immagine del suo viso. Se ne innamorò perdutamente e per questa ragione tornava di continuo sulle rive del fiume ad ammirare quella fredda figura. Ma ogni volta che tendeva la mano nel tentativo di afferrarla, la superficie dell’acqua s’increspava, ondeggiava e l’immagine spariva. Una mattina, per vederla meglio, si sporse di più e di più finché perse l’equilibrio cadendo nelle acque, che si rinchiusero per sempre sopra di lui. Il suo corpo fu trasformato in un fiore di colore giallo dall’intenso profumo, che prese il nome di Narciso.
Con la traduzione di “dodicesima.com”, i dettagli della storia assumono il loro vero significato… la caverna è l’ovoide, l’acqua è… l’acqua, ovvero la memoria del sistema. Eco è la seconda coscienza, gli dèi sono la linea di sangue… e Narciso? Questo è un dettaglio notevole, Narciso non è la prima coscienza, bensì è
“l’immagine mentale che la coscienza principale (l’Iomentale NdA) ha di sé stessa”!!!!
Questo è un dettaglio… gasp, che sto dicendo?
La questione, riportando le cose al libro della Genesi, è essenziale:
Eva non è Eva, ma crede di essere quella Eva che la focalizzazione dell’attenzione ha reso “oggettiva”, crede di essere quella che parla col serpente.
L’identificazione ipnotica con quello che viene osservato è, in sostanza, l’errore di Eva da cui nasce la “cacciata dal paradiso”…
Sì, avete capito bene, non c’è mai stata nessuna “cacciata dal paradiso”, quella che avviene, “avviene solo per l’immagine mentale” che la coscienza di Eva ha di sé stessa.
Come sia possibile parlare di “tempo” o di “spazio” in termini oggettivi o materiali resta un mistero per me!
Il mito di Narciso sottolinea inoltre che il rapporto emotivo tra le due coscieze è esattamente quello che esiste tra Eco e Narciso, cioè la coscienza minore ama la coscienza principale, è nella sua natura (scusate la parola)…
Non importa quanto Narciso sia stronzo, lei offre il suo amore, lo mette a disposizione perchè attraverso quell’amore, Narciso possa esprimere l’ideale di sè stesso, ma Narciso è troppo attratto dalla materialità, infatti alla fine ottiene il frutto della sua imbecillità.
Se avete compreso bene l’articolo, esso dice che questo mondo è un “sogno”, non un sogno qualsiasi, il “sogno di Eva”!
La cosa è straordinaria in sè, ma più straordinaria di tutte è quest’altra cosa: i cimentatori sanno che è un sogno.
Questo cambia il mondo!
Franco Remondina