Tavola XI
Franco Remondina
No, Gilgamesh non ha la vostra comprensione!
Utnapishtim sta “rivelando una cosa nascosta”, chiede “attenzione” a Gilgamesh, chiede che ascolti attentamente…
Sostanzialmente una induzione ipnotica… Come quando ai bambini racconti una storia, “C’era una volta….”: è una induzione ipnotica, ti chiede di utilizzare un altro tempo, un altro spazio, altre regole, di muovere in modo diverso la coscienza.
Dal film: The prestige
Osserva attentamente. Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata “la promessa”. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare che sia davvero reale… sì, inalterato, normale. Ma ovviamente… è probabile che non lo sia. […] Il secondo atto è chiamato “la svolta”. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ora voi state cercando il segreto… ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire. Ecco perché ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “il prestigio”.
Ecco perché Gilgamesh non capisce!
Il test a cui Utnapishtim sottopone Gilgamesh è quello di verificarne il livello di comprensione e il risultato è che Gilgamesh non lo supera.
La narrazione dice che Utnapishtim ad un certo punto ha un salto di comprensione, la sua coscienza si muove in modo diverso e lui comincia ad avere “intuizioni”.
La sua comprensione lo porta a riconoscere che è la linea di sangue a muovere la coscienza in modo conformato alle credenze che lei ha accettato:
Uomo di Shuruppak, figlio di Ubartutu, abbatti la tua casa, costruisci una nave, abbandona la ricchezza, cerca la vita! (v. 22)
Come vedete, anzi forse non lo vedete ma adesso ve lo spiego, questa frase pronunciata da Enki, ovvero la seconda coscienza, auspica che Utnapishtim riconosca che sia in azione il memo della linea di sangue.
Gilgamesh ascolta, viene rapito dalla narrazione, ma Utnapishtim lo sta misurando col metro della comprensione. Non è un resoconto, è un test attitudinale!
Gilgamesh non comprende né il linguaggio né il contenuto… Troppo diversi…
Tuttavia, Utnapishtim non vuole precludere a Gilgamesh la possibilità di cambiare e gli indica il “come” e l’informazione viene fornita:
La nave che tu devi costruire ‐ le sue misure prendi attentamente, eguali siano la sua larghezza e la sua lunghezza ‐ ; tu la devi ricoprire come l’Apsu” (v. 26)
Ora, se devi costruire un “qualcosa” che abbia lunghezza e larghezza uguali, stiamo parlando di due figure particolari: quadrato o cerchio! Mmmmh…
Se stiamo parlando di un quadrato è una cosa, se stiamo parlando di un cerchio è un’altra.
Utnapishtim “accetta di costruire questa nave” riconoscendo l’intuizione, ma si chiede come reagirà l’ovoide emotivo e come reagiranno i suoi pensieri? Dice questo a Gilgamesh, spiega una modalità operativa, spiega come ha fatto lui. Così, ottiene una risposta:
Tu, oh uomo, devi parlare loro così;
“Mi sembra che Enil sia adirato con me; perciò non posso più vivere nella vostra città non posso più porre piede sul territorio di Enil. Per questo voglio scendere giù nell’ Apsu. E là abitare con il mio signore Enki.” (v. 36)
Traduzione:
“Mi sembra che questo Io-mentale abbia un sensore di impossibilità veramente ostile e che sia di impedimento verso la piena realizzazione della grandezza di DIO, perciò non posso più vivere nella vostra città, non voglio più essere copiato dal “memo”, espressione della linea di sangue, desidero ricordarmi come desidero.”
A questo punto, spiega che bisogna fare un po’ di opposti sui pensieri che vengono osservati… dovreste leggere la Tavola XI…. (È stata allegata come Appendice alla fine di questo libretto).
Inizia la costruzione dell’Arca/nave, interessante è che ci sia un resoconto delle parti interessate, spina dorsale, processi spinosi, posto delle verità e i sette chakras; sei interni e uno esterno, è sempre Utnapishtim che parla:
Suddivisi la superficie in sei comparti, innalzai fino a sette piani.
La sua base suddivisi per nove volte.” (v. 59)
Dice che ci vogliono nove mesi… una gravidanza! Sì, ma non solo, dice che il programma biologico della coscienza rinnova ogni nove mesi tutte le cellule del corpo.
Il linguaggio di Utnapishtim è quello di uno che ha comprensione, Gilgamesh questa comprensione non ce l’ha.
Viene il momento del diluvio… Minchia Johnny… Utnapishtim, grazie alla sua nave, galleggia sull’acqua.
Racconta delle sue paure nel muoversi dentro un “nuovo spazio”, le racconta a Gilgamesh:
Il varo della nave fu molto difficile. Le corde per il varo furono lanciate sopra e sotto; due terzi di essa stavano sopra la linea d’acqua. Tutto ciò che io possedevo lo caricai dentro, tutto ciò che io possedevo di argento lo caricai dentro: tutto ciò che io possedevo di oro lo caricai dentro, […] (v. 76).
Ok, adesso, con una comprensione di “argento” e “oro”, può decidere di usare il suo “memo”, Utnapishtim, comincia:
Entrai dentro la nave e sprangai la mia porta. Al marinaio PuzurAmurri, il costruttore della nave, regalai il palazzo con tutti i suoi averi. (v. 92)
E’ il ringraziamento verso il vecchio “memo”, gli dice:
Grazie per il lavoro fatto ma che, adesso, sarà lui a ricordarsi come desidera!
Gli dèì ebbero paura del diluvio, indietreggiarono, si rifugiarono nel cielo di An. (v. 112)
Ricordo che An è il transfert interpretato dall’Io-mentale, quindi la traduzione della parola cielo è: funzione di coscienza.
Sono i contraccolpi emotivi del sabotaggio; quando viene scoperto un pensiero, la disperazione che sentite, che provate emotivamente, è quella del transfert.
Sembra che siate voi, ma essa è un correlato disposto, è il rammarico di non poter più avere la stessa % di attenzione avuta finora.
Per protesta la linea di sangue fa dei casini grossi. Vuole indietro la stessa % di attenzione! Insomma, credo che abbiate capito…
Sei giorni e sette notti soffia il vento, infuria il diluvio, l’uragano livella il paese. Quando giunse il settimo giorno, la tempesta, il diluvio, cessa la battaglia”[…]. ( v. 125)
Mmmh… interessante, sembra che sia una cosa che riguardi i chakras, lo sconvolgimento della rappresentazione dei chakras nella memoria dell’acqua.
Anche Gesù “galleggia sopra l’acqua”, lui ci cammina… non entra nell’acqua.
L’acqua nel battesimo non entra nel corpo; è lo spirito santo sotto forma di colomba a entrare, chissà che vuol dire.
Mah… anzi, boh!
Franco Remondina