Tavola XI
Franco Remondina
Ok abbiamo una nave… non è che adesso vi schiantate come la Costa Concordia contro l’isola del Giglio. Non abbiamo bisogno di altri Schettino…
Avete prodotto i due archi, tracciato il quadrato…
Per galleggiare sopra le acque, dovete far sì che il quadrato si gonfi tridimensionalmente, pari a 1/3 della vostra altezza.
Dipingete di righe bianche e azzurre il quadrato (secondo le istruzioni sono 7 azzurre e 6 bianche, ovvero 7 notti e 6 giorni).
Proseguiamo…
Se gonfiate il quadrato, si gonfierà anche il cerchio. Avrete una sorta di spazio sfero-cubico, che sarà assolutamente diverso da quello della realtà delle memorie della linea di sangue.
Come detto negli articoli sullo spazio, quello usato dalla linea di sangue è spazio esagonale…
Mettiamo che vi sentiate lì, al centro del quadrato gonfiato, e cominciate a ruotare assieme al quadrato e alla semisfera che si è formata e decidete di andare a veleggiare su quella porzione di spazio occupata dal “sensore di impossibilità”… quando arrivate lì, non emettete nessun giudizio, nessun pensiero: che accade? Ricordate, nessun giudizio e nessun pensiero… Fatto?
Che odore sentite? Rancido? Zolfo? Bruciato?
Quando sentite questo, chiedete al vostro “memo” di ricordarvi adesso!
Proseguite l’operazione aumentando la velocità di rotazione…
Una volta ottenuta la “resa” del “sensore di impossibilità”, avrete i primi segnali che il diluvio è finito. Dovrete fare l’operazione del sacrificio.
In cosa consiste? Nell’avvisare la coscienza, tutta, di questa avvenuta sopravvivenza.
Le sensazioni di leggerezza, libertà e gioia che scaturiscono vanno indirizzate:
- al posto (spazio) che era occupato dal vecchio sensore di impossibilità
- davanti a destra, poi, dietro a sinistra
- davanti a sinistra, poi, dietro a destra.
Sono questi i “quattro venti”.
Al termine di questa operazione le memorie accorreranno ma, come scoprirete, non hanno più la capacità di inghiottirvi. Come riportato nell’immagine “Cristo nel Labirinto” dell’articolo precedente, in cui non compare l’intera figura, ma solo da poco sopra il ginocchio, l’immagine è esplicativa! Si può sempre uscire da un labirinto se lo puoi guardare dall’alto! Ma, torniamo alla tavola XI…
Feci allora uscire ai quattro venti tutti gli occupanti della nave e feci un sacrificio.
Posi l’offerta sulla cima di un monte. Sette e sette vasi vi collocai: in essi versai canna, cedro e mirto. ( v.154)
Che cosa sta dicendo? Dove è il monte?
Sulla cima significa “sul punto più alto”, quale è il punto più alto del corpo? Esatto: la fontanella!
La faccenda dei sette e sette vasi la tralascio per il momento, ma verrà ripresa più avanti…
Riprendiamo dall’operazione di destabilizzazione che avete compiuto con il “sensore di impossibilità”: una volta copiata dal vostro “memo”, quel sensore è inefficace!
Che senso ha un “sensore di impossibilità” che non impossibilità? Nessuno!
Il problema è questo! Se andate sulla fontanella, con la vostra “nave”, avrete una sensazione unica: galleggerete sulle credenze.
Ok, adesso dovete chiedere l’aggiornamento della vostra immagine mentale e fisica…
Per tornare giù, alla gola, dove avete il dischetto bianco che è stato installato (con il DVD di Pigozzo, “Nuovi eroi”) dovete ruotare in senso ORARIO…
Per farla semplice:
se volete salire= ruotate in senso antiorario; se volete scendere: ruotate in senso orario.
Perché tornare lì?
E’ semplice, per aggiornare l’immagine, la coscienza deve mostrarvi dove tiene il “modello”.
Se state attenti, avrete la percezione che ci sia un “cavalletto con una tela” e su quella tela c’è il vostro ritratto.
Minchia Johnny…
Prestate attenzione, da che direzione proviene la percezione del cavalletto?
Questo “cavalletto con una tela” deve occupare uno spazio per esistere, ebbene?
L’avete trovato?
Supponiamo di sì, se muovete la vostra “nave” e vi posizionate di fronte al “cavalletto con la tela”, vedrete come dei “vortici” che incessantemente lavorano sul dipinto…
Il punto è che:
E’ VOI CHE STANNO DIPINGENDO!
Rileggete l’ ARTICOLO 395 – SIMONETTA O PINA? (a pagina 53), siamo in quella condizione lì.
I vortici sono come pennelli che dipingono, l’ Io-mentale (posseduto dal “memo” della linea di sangue) è ipnotizzato…
Nella relazione causa-effetto, l’Io-mentale si rammarica degli effetti, dimenticando che è la sua “attenzione” ai transferts, la causa!
La Tavoletta XI avvisa i Sapiens di questo processo… Nei versi che vanno da 48 a 88 viene descritta la costruzione dell’Arca, perché usare 40 versi? Cosa realmente è questa indicazione?
AL DI LÀ DELLO “SPAZIO” CREATO,
VIENE CREATA UNA NUOVA LINEA DI TEMPO! VIENE CREATO UN “NUOVO FUTURO”!
L’assenza di “deduzione logica” in Gilgamesh è disarmante…
L’ Immortalità che insegue non viola il causa-effetto cioè, Gilgamesh pretende di divenire immortale e, solo “dopo” esserlo diventato, si immaginerà tale e con un futuro da immortale… Ridicolo!
Gilgamesh è ignaro della funzione “memo” e, poiché lei lo ricorda secondo le credenze della linea di sangue, in questa operazione viene a mancare il “futuro”!
QUESTO È IL SENSO DELLA COSTRUZIONE DELL’ ARCA: COSTRUIRE UNO SPAZIO E UN TEMPO “IMPOSSIBILI”… Traduzione ulteriore?
Se stai interpretando un transfert di sofferenza e decidi di usare la gioia e l’entusiasmo, invece della tristezza e della rassegnazione, la “moneta emotiva” con cui lo ripaghi è incoerente.
Dovresti essere rassegnato e triste, invece sei entusiasta e gioioso… Gasp…
Il Transfert deve essere coerente per la coscienza, per ottenerlo si capovolgerà, facendovi precipitare nel suo opposto!
Poiché di tale opposto non esiste “futuro”, hai un ritorno alla vecchia linea di tempo, al futuro previsto, ma esso è incoerente con la sequenza emotiva usata…
E’ questo il diluvio?
Franco Remondina