Il concetto di “Eden” è stato veramente compromesso, ovvero, nel significato proprio del termine: irrimediabilmente rotto.
Cosa è in realtà l’Eden, è spiegato nell’articolo precedente: è una “anticamera di incubazione”.
La coscienza, nella sua esperienza di gestione dello spazio, ha bisogno di dividere la virtuale possibilità di scegliere tra tutte le opzioni, nessuna esclusa, dalle opzioni scelte…
Che modo di esprimersi, vero?
Tra TUTTE le possibilità che la coscienza potrebbe scegliere di sperimentare, la scelta cade su alcune e basta. Non è importante che siano scelte felici o di dolore, sono solo esperienze di osservazione di pensieri.
Questa constatazione era ben conosciuta nella notte dei tempi, perché è stata dimenticata?
Le ragioni sono sempre le stesse: il controllo e il potere.
Anticamente, c’è stato un culto universale, le cui vestigia appaiono ancora, nel loro splendore intellettivo, come stelle comete che guidano il cammino del ricercatore di verità.
Certo, sono scritte in un linguaggio oscuro per l’uomo moderno, ma qualcosa rimane…
I miti, lo sapete, tramandano, attraverso essi stessi, stralci di un “manuale d’istruzione” perduto.
Come simpaticamente mostra la scrittura, “istruzione” e “d’istruzione” sono praticamente simili, tranne che per la “d'” apostrofata. Un caso? No, il linguaggio è un effetto dell’esperienza, una constatazione, non può mai essere “causa”, se lo è diventato è stato per incapacità intellettiva.
Ci tornerò su questo argomento, a tempo debito, per ora proseguo nella descrizione della coscienza, secondo lo schema iperlogico della mia esperienza.
“TAAUT, il grande dio dei Fenici, per esprimere il carattere di Saturno o Cronos, viene rappresentato con quattro occhi… due davanti e due di dietro, aperti e chiusi. Con quattro ali… e ha la capacità di volare restando fermo e quella d stare fermo volando…”
Mmmmh…
Calma, è solo una descrizione dell'”anticamera d’incubazione” che diventa comprensibile nei passi di Gn 3,1-7:
1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6 Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Leggendo, non ci fate caso, ma il “vortice di pensiero” che è chiamato serpente, non si perde in preamboli, si rivolge a Eva con una domanda!
La mente, come sapete, è una “risponditrice di domande”, tuttavia, la domanda viene posta da una “bestia”, perché?
Ricordo che questa Eva è quella della “seconda creazione”, che è avvenuta nell’eden attraverso la terra, il soffio, la costola etc…
E’ un particolare determinante.
Perché Eva e non Adamo?
Qui ci si può sbizzarrire in opinioni, ma non è rilevante, uno dei due doveva testimoniare l’atto per renderlo “vero”.
E’ toccato ad Adamo, il pirla, di testimoniare. Me lo vedo, recalcitrare, “ma, faremo bene o male?”… Questa indecisione è una caratteristica di specie, l’uomo è un indeciso atavico.
La domanda obbliga Eva a rispondere e alla risposta segue una spiegazione: “Non morirete affatto…” e poi la necessità: “se ne mangiaste, i VOSTRI OCCHI si aprirebbero…”
Quindi abbiamo “quattro occhi”? Mmmmh….
Oppure, una doppia modalità della vista?
La vista di Eva è quella adeguata al “tutte le possibilità” contemporaneamente, ma questa vista non è funzionale al “vivere un pensiero”, lo si può solo osservare, ma non viverlo.
Per i cimentatori, è utile anche ricordare la vicenda di Narada e Vishnù…
Narada chiede: “Quale è il segreto della tua Maya?”
I due stanno amabilmente conversando… Non è precisato in che spazio siano, nè in che tempo siano. Vishnù risponde, “vuoi conoscere il segreto della mia Maya? Guarda, lì c’è un laghetto, immergiti e scoprirai la magia della mia Maya”.
Lo notate adesso il “Guarda”? Perché Narada non vede il laghetto?
Quindi, ci sono due modalità della vista; nel linguaggio di “dodicesima.com” sono la vista esterna e la vista interna.
La cosiddetta tentazione è solo l’acquisizione della possibilità di girare un interruttore nella coscienza e vivere un pensiero.
Eva osserva il pensiero con la “vista esterna”… finché usa quella, non c’è nessuna conseguenza.
Gli occhi che si aprono, cosa sono se non l’universo interno, ovvero la creazione di un mondo interno, visibile solo con la vista interna?
Franco Remondina