Riassumendo per sommi capi il discorso finora fatto, si intravede uno schema preciso nei primi tre capitoli di Genesi.
Nel capitolo uno, c’è un stato di dissociazione semplice, cioè lo stato di “immaginazione”.
Nel capitolo due, c’è uno stato di dissociazione doppia, cioè si parla a qualcuno che in realtà non c’è, ovvero uno stato di “evocazione”.
Nel capitolo tre c’è uno stato di tripla dissociazione, ovvero persone nell’immagine che parlano tra loro.
Questa è davvero la descrizione che viene fatta!
Tuttavia c’è ancora di più ed è persino clamoroso.
Nel capitolo tre di Genesi c’è qualcosa di veramente incredibile, ovvero che la “tentazione di Eva”, fatta dal serpente, non è quel che pensate.
Anzi, non è proprio una tentazione, è un atto di imposizione a fare qualcosa…
Come quando accendi il Pc e compare il desktop… compare il serpente che ti chiede di inserire la password… La barretta lampeggia… dice: Vuoi entrare? Digita la password!
Ecco che per entrare nell’ operatività del software devi digitare la password e clickare su “Ok”.
Notate il passo di Gn 3,1
1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».
Questo passo ha del clamoroso, anche se nessuno lo ha mai compreso davvero. CHI DICE ALLA DONNA: «E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Notate che, NON E’ IL SERPENTE?
E’ una questione grammaticale, legata ai pronomi, dice la grammatica che per gli animali si deve usare il pronome “esso”.
Esso, essa, pronomi di terza persona singolare per animali e cose, seppur presenti nelle regole grammaticali, sono ormai superati nell’uso. Diciamo pure lui, lei. E così nel plurale, anziché essi, esse, l’uso ci dà licenza di dire loro. È la stessa sorte toccata ai pronomi personali maschili e femminili: vedi alla voce egli o lui…
Oggi forse sono superati, dice la grammatica, ma quando è stato scritto il passo, non lo erano, quindi, CHI RIVOLGE LA DOMANDA ALLA DONNA?
Certo che è lui!
E’ il Signore Dio a rivolgere la domanda alla donna!!!
Quindi tutta la minchiata del peccato originale è un oltraggio verso l’intelligenza!
Non c’è nessun peccato in Eva, anzi nella Donna.
Come fatto notare, non viene detto da nessuna parte che L’UOMO che viene addormentato in Genesi 2 per estrarre una costola e con essa plasmare LA DONNA, si risvegli da quel sonno…
Infatti, è questa l’informazione rilevante: La dissociazione di terzo grado comprende il “SOGNO”!
Genesi 3 è il sogno! Chi ne usufruisce?
L’ESSERE VIVENTE.
Se avete ben chiaro che il SIGNORE DIO è il ricordato di DIO, allora sapete che ANCHE L’ESSERE USUFRUISCE DEL SOGNO.
Per dirla alla maniera orientale, questa è la maya, loro la chiamano cosi, ma è la MAGIA dell’ESSERE.
Lo stesso schema viene tracciato da quella novella indiana che è stata riportata nell’articolo 352, quella che parla di Narada e di Vishnù, anche li ci sono tre storie, come i tre capitoli della genesi…
Se anche l’ESSERE fruisce del gioco, significa che c’è una sorta di INTERATTIVITA’ IMPLICITA.
Il gioco interattivo viene ratificato in Genesi 2 e deve essere un gioco interattivo, perché prevede il sogno di Adamo, non so se mi spiego, altrimenti perchè all’uomo (essere vivente) viene dato il potere del nome? Nel sogno qual è la regola? Che tu abbia quello che il Signore Dio ha!
Se l’uomo (essere vivente) viene plasmato dall’ESSERE significa che è figlio dell’ESSERE.
E’ il figlio che permette la simulazione del “sogno del movimento”.
L’Essere è tutto ciò che è, non c’è altro che lui.
In questa situazione non c’è possibilità di muoversi per l’Essere, è TUTTO, non c’è nulla che sia fuori di lui.
Per questo l’essere vivente è NECESSARIO ALLO SCOPO.
Se si legge il testo con questa spiegazione, allora le cose diventano logiche…
Infatti “egli dice alla donna”. Supponiamo che sia il Signore Dio che suggerisce alla donna nel sogno “è vero che Dio ha detto non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”. Non è che “disse”, è una domanda. “Rispose la donna al serpente” uhm… non è vero, è la donna che pensa che sia il serpente che parla…
E’ questa la maya…
“C’era una volta un giovane principe, Kamadamana, « Domatore di desideri », che, comportandosi secondo lo spirito del suo nome, passava la vita praticando le più rigide discipline ascetiche. Ma suo padre, che desiderava che egli si sposasse, un giorno gli rivolse queste parole: « Kamadamana, figlio mio, che ti succede? Perché non prendi moglie? Il matrimonio porta la realizzazione di tutti i desideri di un uomo e il raggiungimento della perfetta felicità. Le donne sono la radice stessa della felicità e del benessere. Perciò va’, figlio mio, e sposati ». Il giovane rimase silenzioso per rispetto verso il padre. Ma quando poi il re insistette e lo esortò ripetutamente, Kamadamana rispose:
« Amato padre, io seguo la linea di condotta indicata dal mio nome. Il divino potere di Vishnu, che sostiene e tiene avviluppati sia noi stessi sia tutto ciò che è al mondo, mi è stato rivelato » .
Il regale genitore si arrestò solo un momento per riconsiderare il problema, e poi accortamente imperniò le sue argomentazioni non più sul richiamo del piacere personale ma su quello del dovere. Un uomo dovrebbe sposarsi, dichiarò, per generare una prole, in modo che gli spiriti ancestrali nel regno dei padri non rimangano privi delle offerte di cibo dei discendenti e non piombino in miseria e disperazione indescrivibili.
« Amato padre » disse il giovane « sono passato attraverso migliaia di vite. Ho sofferto morte e vecchiaia molte centinaia di volte. Ho conosciuto l’unione con la sposa e la perdita. Sono stato erba e cespuglio, albero e rampicante. Ho vissuto fra gli animali domestici e le fiere. Molte centinaia di volte sono stato un brahmano, una donna, un uomo. Ho condiviso la beatitudine delle dimore celesti di Siva, ho vissuto fra gli immortali. In verità neppure fra gli esseri sovrumani esiste varietà alcuna la cui forma io non abbia assunto più di una volta: sono stato demone, spirito maligno, guardiano dei tesori della terra; sono stato uno spirito delle acque fluviali; sono stato una ninfa celeste; sono stato anche re dei demoni-serpente, Nagaraja. Ogni volta che il cosmo si è dissolto per essere riassorbito nell’essenza , forma del Divino, sono svanito anch’io; e quando poi l’universo si sviluppava di nuovo, anch’io ritornavo all’esistenza, per vivere un’altra serie di rinascite. Senza cessare sono caduto vittima dell’illusione dell’esistenza, e sempre per aver preso moglie. « Lascia che ti narri » continuò il giovane « qualcosa che mi è accaduto durante la mia penultima incarnazione.
• Il mio nome in quell’esistenza era Sutapas, “colui il cui ascetismo è buono”. Ero un asceta e la mia ardente devozione per Vishnu, il Signore dell’Universo, mi conquistò il Suo favore. Compiaciuto perché avevo portato a buon fine numerosi voti, egli apparve dinanzi ai miei occhi mortali, assiso su Garuda, l’uccello celeste.
“Ti concedo un desiderio” disse. Qualunque cosa desideri sarà tua”. « Al Signore dell’Universo diedi questa risposta: “Se sei compiaciuto di me, fammi comprendere la tua maya!”. « ” A che ti servirebbe comprendere la mia maya?” rispose il dio. “Ti concederò invece lunga vita, l’adempimento dei tuoi doveri e compiti sociali, ogni ricchezza, salute, e piacere, e figli eroici”. « “Questo,” dissi io “proprio questo è ciò di cui desidero liberarmi e che voglio superare”. – « Il dio proseguì: “Nessuno può comprendere la mia maya. Nessuno l’ha mai compresa. Non vi sarà mai alcuno capace di penetrarne il segreto. Molto, molto tempo fa, viveva un santo veggente di nome Narada, simile agli dèi, che era figlio dello stesso dio Brahma, e pieno di ardente devozione verso di me. Come te, meritò la mia grazia, e gli apparvi, proprio come ora appaio a te. Gli concessi un desiderio e Narada chiese esattamente quello che hai chiesto tu. Benché l’avessi ammonito di non indagare oltre il segreto della mia maya, egli insistette, proprio come te. Quindi gli dissi: ‘Tuffati in quell’acqua e sperimenterai il segreto della mia maya. Narada si immerse nel laghetto. Poi ne riemerse, sotto forma di fanciulla.
« Narada uscì dall’acqua tramutato in Susil , ‘la virtuosa’, la figlia del re di Benares. E poco dopo, quando fu nel fiore della giovinezza, suo padre la diede in sposa al figlio del re del Vidarbha, suo vicino. Il santo veggente e asceta, sotto forma di fanciulla, sperimentò appieno le delizie dell’amore.
A suo tempo poi il vecchio re del Vidarbha morì e lo sposo di Susil gli successe al trono. La bellissima regina ebbe numerosi figli e nipoti e fu incomparabilmente felice. «Tuttavia, col passare del tempo, fra lo sposo e il padre di Susil sorse una contesa, che in breve divenne una guerra furibonda. In una sola tremenda battaglia molti dei suoi figli e nipoti, suo padre e il suo sposo furono uccisi. E quando seppe dello sterminio, Susil si recò addolorata dalla capitale al campo di battaglia, per elevare laggiù un lamento solenne. Fece costruire una pira gigantesca e vi pose sopra i cadaveri dei suoi parenti, dei suoi fratelli, figli e nipoti, e poi, fianco a fianco, i corpi dello sposo e del padre. Con le sue stesse mani appiccò il fuoco alla pira, e quando le fiamme si alzarono gridò: ‘figlio mio, figlio mio!’, e allorché le fiamme ruggirono si gettò nel fuoco. La vampa divenne immediatamente fresca e trasparente; la pira divenne un laghetto e in mezzo all’acqua . Susil trovò se stessa, ma nuovamente nelle spoglie del santo Narada. Il dio Vishnu, tenendo il santo per mano, lo stava conducendo fuori del laghetto cristallino.
« Dopo che il dio e il santo ebbero raggiunto la riva, Vishnu chiese con un sorriso ambiguo: ‘Chi è il figlio del quale lamenti la morte?’. Narada ristette vergognoso e confuso. Il dio proseguì: ‘Questa è l’apparenza della mia maya, dolorosa, cupa, maledetta. Nè Brahma. nato dal loto nè alcuno degli altri dèi, non Indra e neppure Siva, possono penetrare la sua insondabile profondità. Perché o come potresti tu conoscere l’imperscrutabile? « Narada pregò che gli fossero concesse fede e devozione perfette, e la grazia di ricordare quest’esperienza per tutto il tempo a venire. E chiese inoltre che il laghetto nel quale era entrato, come in una fonte iniziatica, potesse divenire un luogo sacro di pellegrinaggio e che le sue acque, grazie alla presenza segreta e perenne del dio che vi era entrato per trarre il santo fuori delle loro magiche profondità, fossero dotate del potere di mondare ogni peccato. Vishnu esaudì i pii desideri e immediatamente scomparve, ritirandosi nella sua dimora cosmica nell’Oceano di Latte , sdraiato sul serpente Ananta (infinito).
• Ti ho narrato questa storia” disse Vishnu, prima di allontanarsi allo stesso modo dall’asceta Sutapas “per insegnarti che il segreto della mia maya è imperscrutabile e non deve essere conosciuto. Se lo desideri, anche tu puoi tuffarti nell’acqua e saprai perché è così.
Dunque c’è quella faccenda del “Ti concedo UN DESIDERIO”, perchè uno?
E’ legato al potere dell’uomo (essere vivente): quello del dare un nome!